Da un lato addebitano ai governi nazionale e regionale la responsabilità di non avere affrontato i nodi di una crisi che, sostengono, è "la vera causa delle proteste cui si assiste in questi giorni". Dall’altro criticano le "forme inconcludenti, dannose, inaccettabili di una protesta che sta arrecando gravi danni all’economia siciliana, che punta a strumentalizzare per interessi particolari la tensione sociale che già nella nostra regione è altissima, rischiando anche di favorire gli interessi criminali e mafiosi da sempre legati alla filiera dei trasporti e dell’agroalimentare".

Cgil Cisl e Uil della Sicilia intervengono, così, con un documento congiunto, sul blocco di questi giorni in Sicilia per lo sciopero degli autotrasportatori e del movimento dei Forconi. I sindacati non fanno sconti alla politica cui contestano di non aver dato ascolto per tempo alla voce di imprenditori e sindacati che "nel 2011 hanno sviluppato insieme iniziative di protesta anche inedite rivendicando l’urgenza di fare fronte all’emergenza economica e sociale.

La politica - scrivono Cgil, Cisl e Uil - che non ha voluto ascoltare quelle richieste, oggi contribuisce ad alimentare l’esplosione delle proteste". Ai governi nazionale e regionale i sindacati chiedono allora di "condividere con le parti sociali la definizione di un piano di emergenza per lo sviluppo, il lavoro e l’economia". Ma sottolineano anche l’urgenza di "affrontare subito il problema dei maggiori costi che la Sicilia paga rispetto al paese.

"È necessario un fronte comune, politica, lavoro, impresa, istituzioni - questo l’appello di Cgil, Cisl e Uil - per aprire un confronto serrato con lo Stato, con l’obiettivo di ridefinire il fardello dei tributi e delle accise che grava sulla Sicilia, consentire l’attuazione di quanto previsto dallo Statuto per garantire di mantenere nel territorio la totalita’ delle entrate fiscali che qui si producono". Alle associazioni che stanno bloccando la Sicilia, i sindacati sollecitano invece un atto di responsabilita’, mettendo fine al blocco dell’economia siciliana".

"Il diritto alla protesta è fuori discussione e il malessere sociale va ascoltato – sostengono  – ma qui l’emergenza è un’altra: blocchi e serrate di questo tipo, imposti con azioni minoritarie e sostenuti da pratiche poco civili, arrecano un danno economico a tutti e fanno un regalo ai competitori della Sicilia. Piuttosto ci si adoperi affinché gli intenti di tutti siano uniti per costringere il governo regionale e quello nazionale a concentrare tutti gli sforzi sullo sviluppo, sull’emergenza economica e sul sostegno a investimenti e lavoro".