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Dormire. Un sogno irraggiungibile.

Sognare di dormire diventa l’incubo. Irraggiungibile sonno, che non arriva di notte, che la sonnolenza diurna fa sognare.

Sette giorni, sei notti da panico. Di panico. Quando appena addormentata sogno il risveglio della scossa, mi sveglio saltando - le scosse fanno da virgole fra le parole del racconto sulla vita.

Non ci sono, la stanchezza mi stacca per un po’ dalla realtà, ma ci sono dentro. O, meglio dire che dentro di me ci sono scossa dopo scossa, impregnate, incise tutte quante. Minuto dopo minuto, ora dopo ora. E non ci sono più giorni, perché il tempo si divide in ore e minuti.

Aspetto ogni tregua per fare i gesti quotidiani, lavarmi le mani, vestirmi, cambiare le benedette mutande. In corsa dalla macchina al bagno, strappando dall’armadio pieno di scricchiolii un paio di calzette. Al volo. Con la borsa riempita del tesoro sotto braccio, unico che si può portare via, il tesoro dei passaporti, di qualche bancomat e tesserino salvato.

Al tavolo in tinello, ogni tanto poso qualche piatto riempito del cibo caldo fatto velocemente, piatto più semplice possibile per non rimanere a lungo in cucina, perché non si sa mai. O, addirittura si sa che non durerà molto quel filo di calma necessario – si fa due, tre tappe per cucinare un pochino di pasta in bianco. Vicino al tavolo veglia una bottiglia riempita a metà di acqua per segnalare ogni minimo movimento del suolo, un tipo di allarme acceso, sul quale si posano tutti gli occhi ogni tanto, anzi, molto spesso, istintivamente, non ci rendiamo più conto di far il gesto di alzare la testa dal piatto per sondare la sonda. Non si parla più a tavola, in silenzio divoriamo quel che c’è, sbirciando lo schermo del televisore, messo alla voce bassa.

Senza metterci d’accordo, filtriamo le notizie. Non c’è più la discussione sulla scelta del programma.

Notiziario. Notiziario. Notiziario. Quando finisce uno, il canale come se si cambiasse da solo nella ricerca dell’altro.

E un secondo dopo siamo già fuori, perché il tremolio dell’acqua ci segnala la necessità di scappare. E il pavimento balla sotto i piedi, e i muri emettono i suoni del fulmine che cala sulla terra.

Non si dimentica un armadio che viene giù sulla testa, e si ritira all’ultimo momento, spalancando e richiudendo i sportelli, come se avesse deciso diversamente per la tua sorte. Non si dimentica il muro della tua camera che con un grido di dolore si spacca davanti agli occhi. Non si dimentica questo grido di casa lacerata. Questa casa ch’era l’orgoglio e gioia, che, speri, lo ridiventerà. Ma ancora i giorni non ci sono. Ore, minuti. Il futuro sembra essere solo un’ effimera, irraggiungibile, incredibilmente irraggiungibile.

Le ferite delle pareti mi fanno male, come se fossero ritagliate sulla mia pelle, dentro i miei tessuti. Tagli forti e decisi. Come il suono assordante indimenticabile che si ripete tante volte alla notte. Non so più se reale se solo ripetuto dalla memoria. Ma sentito, risentito migliaia di volte. Migliaia di volte .E ancora.

Cerco di guardare con amore l’intonaco sbriciolato, le rughe profonde che segnano la facciata. E mi vedo come nello specchio, con tutto il peso degli anni vissuti, come se la vita mia fosse riflettuta nella stanchezza dei mattoni strappati dai muri e caduti sotto i piedi in pezzi. Non oso per rispetto pedinare i calcinacci. Sono il simbolo del mio dolore, del mio sudore spremuto, della speranza. Speranza. Speranza.

Gli occhi ogni tanto si chiudono, stanca di attesa del peggio, stanca di attesa della fine del peggio.

Fisicamente stanca, mentalmente stanca, psicologicamente stanca...

DORMIRE. UN SOGNO IRRAGGIUNGIBILE.
il 27 maggio 2012 (prima del sisma del 29 maggio, il quale ha finito ogni speranza)


* Polacca di Cracovia, arrivata in Italia nel 1999. Attualmente abitante a Novi di Modena (zona emiliana del sisma 2012) con tre figli. Impegnata nei lavori dell’appena nata Consulta per l’Integrazione degli Immigrati dell’Unione delle Terre d’Argine come la vice presidente, precaria educatrice e insegnante d’infanzia presso la stessa Unione, traduttrice multilingue, presidente dell’Associazione Sindacale Donne dell’Est operante in tutta l’ Italia, consulente di lavoro volontaria a tempo pieno. Da poco anche cittadina italiana.