“Non è la ricchezza che crea lavoro, ma il lavoro che crea ricchezza”: invertire il paradigma utilizzato negli ultimi 20 anni, quello in gran parte responsabile della crisi infinita che ha colpito l’economia occidentale: è questo il messaggio più forte lanciato da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, nel suo intervento, venerdì 10 aprile, all’iniziativa organizzata dalla Camera del Lavoro di Terni, su criticità e opportunità per un territorio industriale di grande importanza per il paese, come quello rappresentato dalla città umbra dell’acciaio.

La storia del territorio di Terni e dei comuni limitrofi, come Narni, è storia di industria. Industria chimica e industria siderurgica, soprattutto, ma non solo, anche alimentare, con importanti insediamenti produttivi di acque minerali, come Sangemini. La crisi qui ha colpito durissimo. Un dato su tutti: negli ultimi tre anni la disoccupazione è triplicata, dal 4 al 12%, e quella giovanile è schizzata al dato monstre del 50%. Esistono però delle opportunità, date proprio da quel bagaglio di esperienza industriale accumulata in un secolo e mezzo di storia. Opportunità che per essere colte hanno bisogno di investimenti e risorse, oltre che di progetti e idee.

Su questo tema la Cgil di Terni ha chiamato a confrontarsi i rappresentanti dell’impresa (il presidente di Confindustria Terni Stefano Neri, quello della Camera di Commercio Giuseppe Flamini e l’ad del gruppo Allfood Massimo Piacenti), quelli delle istituzioni (la presidente della Regione Catiuscia Marini) e, appunto, il segretario generale della Cgil nazionale, Susanna Camusso. Ne è nato un dibattito molto concreto, che ha ruotato attorno alla proposta, avanzata dalla stessa Cgil di Terni ormai un paio di anni fa, di attivare per il territorio di Terni e Narni lo strumento nazionale del riconoscimento di area di crisi industriale complessa.

Questo perché “gli investimenti privati non bastano – come ha sottolineato Susanna Camusso – anche perché in Italia, a dire il vero, gli imprenditori hanno dimostrato di scegliere più facilmente la via della riduzione dei costi, piuttosto che quella del rischio di impresa, dell’innovazione e della ricerca”. Si tratta quindi – secondo il segretario Cgil – di ripensare il ruolo del pubblico. E da questo punto di vista, i provvedimenti del governo, legge di stabilità e Def, non vanno nella giusta direzione: “È il solito schema – ha detto il segretario Cgil - non si tocca il fisco e si continua con la spending review, ma così non si determina un cambiamento della situazione”.

Al pubblico dovrebbe spettare invece in primo luogo il “compito di trovare le risorse attraverso una vera politica redistributiva”, che poggi prima di tutto su una “patrimoniale sulle grandi ricchezze”. Poi vanno forniti “strumenti di politica industriale” e va “indirizzato lo sviluppo”, ponendo “vincoli stringenti ai finanziamenti” legati alla capacità delle imprese di “creare occupazione e fare ricerca”.

Per Terni naturalmente l’acciaio, la chimica, restano filiere irrinunciabili. Su questo insiste il sindacato a livello locale, chiedendo che si punti (anche con lo strumento dell’area di crisi complessa) sulle verticalizzazioni dell’inossidabile. Un’ipotesi che non convince Confindustria, secondo la quale questo tipo di produzioni non avrebbero sufficiente valore aggiunto, e sarebbe meglio invece ripensare Terni più profondamente, costruendo una nuova identità industriale incentrata sulle produzioni di titanio, o sul polipropilene. Ipotesi, quest’ultima, che si scontra però con l’uscita di scena della multinazionale Basell, che ha chiuso da alcuni anni le sue produzioni.

Proprio sulle multinazionali e sul loro rapporto con il territorio si è concentrata la seconda parte del dibattito. “Io le vedo come un’opportunità per il nostro territorio e non come un limite – ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini – C’è bisogno però che a livello europeo si costruisca una cornice di regole certe, che scongiurino situazioni come quella vissuta appunto con Basell”. Marini ha poi annunciato di aver formalizzato al governo la richiesta di apertura dell’iter per il riconoscimento di Terni-Narni come area di crisi complessa, come già avvenuto in Italia per Piombino, Porto Marghera e Trieste.

Una notizia positiva per la Cgil ternana, che per prima e, a dire il vero in solitudine, aveva lanciato due anni l’idea di richiedere l’attivazione di questo strumento straordinario: “Ora è davvero tempo di concretizzare – ha detto il segretario della Cgil ternana, Attilio Romanelli - non possiamo aspettare altri due, tre anni, perché la gravità della situazione non ce lo consente”.