“Siamo stati chiari fin dall’inizio. Il gasdotto in costruzione è un’opera strategica per il Paese e per il rilancio della nostra industria, ma non si possono compiere atti così invasivi sul territorio senza il coinvolgimento dei cittadini. Bisogna tener conto soprattutto dei rischi ambientali che quei lavori comportano, considerando che parliamo di San Foca, una delle più belle spiagge del Salento, dove si è puntato tutto sul turismo come volano di sviluppo”. Così Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia, ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1, a proposito del Tap che si sviluppa per quasi quattromila chilometri (costo preventivato 45 miliardi) dall’Azerbaijan a Melendugno, i cui lavori di scavo del tunnel in cemento, già autorizzati dal ministero dell’Ambiente, sono iniziati fra le proteste degli abitanti e delle istituzioni locali e regionali.

 

È evidente che occorre organizzare un tavolo di confronto fra tutti i soggetti interessati, discutendo sui costi dell’energia, al valore che può assumere il tema dell’approvvigionamento energetico per le industrie pugliesi. C’è un’incomprensione di fondo per l’atteggiamento del governo, che, di fatto, impone l’opera e costringe la popolazione a subirla. Ad esempio, in merito all’approdo del Tap a San Foca, noi abbiamo espresso una netta contrarietà, così come ha fatto la Regione, proponendo Brindisi come località alternativa, per mettere il gas a disposizione anche del sistema della centrale locale. Nel contempo, si potrebbe utilizzare quel grande approvvigionamento energetico anche per alimentare l’Ilva di Taranto, ragionando su un progetto complessivo per tutta la Puglia”, ha proseguito il dirigente sindacale.

“Tornando al tema ambientale, gli ulivi da rimuovere sono diventati la testimonianza della resistenza delle popolazioni, che si vedono in qualche modo imporre da lontano scelte che rischiano di compromettere in modo irreversibile il paesaggio, l’agricoltura, il turismo e la pesca, tutti elementi vitali per quei luoghi. Senza dimenticare che il Salento sta già vivendo il dramma della Xilella, che sta devastando quelle zone e si è estesa fino alle porte di Brindisi, senza che una soluzione riesca ancora a intravedersi. La questione dell’espianto degli ulivi nel Salento è legata non tanto alla loro distruzione, visto che poi saranno tutti reimpiantati, ma al fatto che così facendo si modifica il paesaggio, mettendo a rischio lo sviluppo turistico di quella zona, la cui unica leva di sviluppo, anche in termini occupazionali, sono proprio i turisti. Insomma, il governo non può limitarsi a dire la Tap va fatta ed è strategica, perché in questi termini quell’opera non verrà mai realizzata e si scatenerà un problema di ordine pubblico”, ha rilevato ancora il sindacalista”.

“Più in generale, la Puglia è una delle regioni a maggior produzione di energie rinnovabili e ha puntato anche su uno sviluppo industriale che possa utilizzare quel tipo di sistemi. Pensiamo a tutta la discussione sull’Ilva, sulla decarbonizzazione, con un ragionamento che provi a mettere in relazione la salvaguardia del territorio, la tutela dei lavoratori all’interno delle fabbriche e il mantenimento dei siti industriali. Rispetto all’acquisizione dell’llva, stiamo verificando che le varie proposte partano da un riconoscimento di un piano aziendale, che mettano in campo nuove tecnologie meno impattanti ai fini dell’inquinamento. La Regione ha già pagato un prezzo altissimo nel rapporto tra lavoro e ambiente, e oggi nessuno di noi abitanti è più disposto a farlo: penso non solo a Taranto, ma anche a Brindisi, alla Fibronit di Bari, a tante altre situazioni pesantissime che, per fortuna, stiamo provando a risolvere in maniera positiva, con il contributo delle istituzioni regionali che stanno dando un impegno importante in tale direzione”, ha concluso Gesmundo.