“Riccardo Terzi era uno di noi. Un uomo di pensiero, un uomo libero, o come diceva di sé: uno spirito critico”. Con queste parole, aprendo i lavori della conferenza di organizzazione Cgil all’Auditorium di Roma, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha voluto ricordare la figura del dirigente politico e sindacale (prima nel Pci, poi nella Cgil) scomparso nella notte di venerdì 11 settembre. “Sento ancora – ha aggiunto - le sue parole: al mio funerale non voglio parole e discorsi, ma solo musica. E così abbiamo fatto, mandando musica jazz, quella che lui amava”. Riccardo, ha continuato Camusso, “non interveniva sempre, ma quando lo faceva sapevi che avrebbe espresso un pensiero profondo, una posizione articolata, senza forme di retorica”.

Il segretario generale Cgil ha poi letto alla platea, composta da 921 delegati e invitati, alcuni brani tratti dai suoi libri: riflessioni sul conflitto sociale, sulla contrapposizione – che Terzi negava decisamente – tra sindacato conflittuale e sindacato partecipativo, sul ruolo dell’organizzazione dei lavoratori (“oggi, più che nel passato, il compito del sindacato è di tenere aperto un canale della partecipazione di massa alla vita democratica”), sulla sinistra e sul lavoro. Ha poi concluso, in un clima di generale commozione, con un ultimo brano sul tema dell’amicizia: “l’amicizia – ha detto Camusso riportando le parole di Terzi – non è la totale consonanza di pensiero e stile di vita, ma lo scambio, il confronto, il mettersi in discussione. Altrimenti non sei un amico, ma solo un replicante”. 

È toccato poi a Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, aprire il dibattito con un intervento incentrato sulla situazione di Roma: “C’è bisogno di favorire una profonda rigenerazione morale e il riscatto della città, della legalità, coinvolgendo anche le scuole – ha detto - In parallelo, occorre una grande iniziativa dei nostri delegati e delle leghe dello Spi. Dobbiamo preparare il futuro di Roma anche oltre il giubileo. Dobbiamo superare i vecchi mali di Roma, come la rendita e la speculazione, e i nuovi mali come le mafie”.

Intervento incentrato sul ruolo del sindacato e sulle sue prospettive quello di Carla Cantone, segretaria generale dello Spi Cgil e neosegretaria della federazione dei pensionati europei. “Dicono di noi che siamo degni di essere rottamati – ha detto Cantone - Non è così, ma non nascondiamo i nostri limiti: dobbiamo saper cambiare, altrimenti ci sarà sempre chi deciderà non per noi, ma contro di noi”. Per Cantone, la Cgil “ha fatto bene a organizzare così la Conferenza d’Organizzazione, ad aprirla ai delegati e trovare norme più democratiche. Era ora di farlo. Quante volte abbiamo detto che bisognava tornare nei luoghi di lavoro e nelle leghe? - ha chiesto Cantone – Ebbene, smettiamo di dirlo e facciamolo. Solo così ci renderemo conto che nella nostra base c’è tanta voglia di cambiare. Perché difenderci è un nostro diritto – ha concluso la segretaria Spi - ma cambiare è un dovere”. 

La parola è poi andata a Stefania Piccinni, 'storica' delegata Filcams, presso ‘Il Gigante’ di Castellanza (Varese), che ha evidenziato la necessità di “puntare su contrattazione di sito e di filiera, che devono però avere una forte azione di coordinamento da parte della confederazione nei confronti del territorio, indispensabile soprattutto sul fronte degli appalti e del lavoro autonomo”.

Il territorio, come epicentro dell’attività sindacale, è stato al centro di numerosi interventi, tra i quali quello di Fabio Ingrosso, precario dell'Università La Sapienza: “Come sindacato dobbiamo avere un'ambizione – ha detto - essere il soggetto capace di far rientrare nella titolarità contrattuale tutte le persone tagliate fuori, i più deboli, quelli usati dalla politica come bancomat, senza ferie, permessi né altri diritti. Allora apriamo una grande stagione di contrattazione inclusiva. Proviamo a dare rappresentanza a tutti quelli che non hanno agibilità sindacali, come giovani e precari".

Da un lavoratore pubblico all’altro, con l’intervento di Luciano Mazzaro, delegato Cgil alla Regione Campania, che ha rivolto la sua attenzione alla crisi di rappresentanza che sta investendo il sindacato. “Registriamo la riduzione progressiva della forza contrattuale, il calo della capacità di attrazione nei confronti dei lavoratori, il poco appeal verso tutti coloro che non lavorano” ha spiegato. “Dobbiamo allora – ha concluso - intensificare il rapporto diretto e quotidiano con i lavoratori, destinando risorse finanziarie e di agibilità sindacale. E dobbiamo ascoltare di più la nostra base, che ci chiede di essere imparziali, di non far prevalere gli interessi particolari, di esercitare un controllo di moralità e di credibilità personale su chi è chiamato a rappresentare il sindacato”. 

“Tutelare al meglio i nostri iscritti ma anche intercettare la domanda e i bisogni di chi, ancora, non si è avvicinato alla Cgil”: questa la strada da seguire anche secondo Carmelo Farci, segretario generale della Camera del Lavoro di Cagliari. Per Farci è indispensabile “partire dal presupposto che sarà decisivo, per restituire centralità al lavoro, tentare ogni strada per realizzare l’iniziativa unitaria con l’obiettivo di rafforzare la rappresentanza e il ruolo del sindacato, sia pure dentro le naturali differenze che caratterizzano la nostra esperienza. Divisi si perde, si conta sempre meno, e oggi non possiamo affrontare una nuova stagione di divisioni”.

Di “sindacato di prossimità” ha parlato invece Claudio Lombardelli, delegato Flai Cgil nel gruppo Parmalat,pensando ad un’organizzazione che sappia “liberare la creatività, soprattutto quella delle nuove generazioni, rivitalizzando le nostre strutture”. Lombardelli ha poi sottolineato la necessità di “dare vita a sportelli aziendali, proprio per non ‘lasciare solo il lavoro’ come dice uno dei nostri slogan più riusciti, e di ritrovare lo spirito dei nostri padri, dando spazio anche al volontariato, affiancando i patronati e i Caaf, e vivendo la Camere del lavoro nella loro quotidianità”. 

Intervento incentrato sul tema dei contratti quello di Carmen Sabbatella, delegata Fp Cgil Basilicata, presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. "I ccnl dei servizi pubblici – ha detto dovranno superare i limiti della riforma Brunetta, con l'introduzione di nuovi strumenti per far diventare noi delegati protagonisti dell’organizzazione del lavoro”. Sabbatella ha indicato anche la necessità di “creare delegati di sito per rispondere meglio alle singole specificità che rappresentiamo nei luoghi di lavoro”. 

Critico rispetto alla relazione iniziale di Nino Baseotto è stato invece l’intervento di Sergio Bellavita (Fiom): “Mi aspettavo che in questa sede si ragionasse senza infingimenti sulla condizione dei lavoratori, sull’attacco ai loro diritti, vittime delle aggressioni di Confindustria e del governo, ma così non è stato”, ha detto Bellavita, secondo il quale il problema della partecipazione non si risolve “costruendo organismi a maggioranza di delegati e delegate scelti dalla maggioranza. Non credo all’autoriforma, abbiamo bisogno di costruire un nuovo 68, una nuova ondata che rimetta tutto in gioco”. “Spero poi – ha concluso – che nelle conclusioni ci sia una proposta per le mobilitazioni da mettere in campo nel prossimo autunno”.

La parola è andata poi a Dalida Angelini, neoeletto segretario generale della Cgil Toscana: “Dobbiamo fare un'operazione di trasparenza, per raccontare come siamo fatti e non come vogliono raccontarci. In questo contesto, il tema è come rafforziamo la nostra democrazia e la partecipazione attiva senza cadere nella tentazione di una deriva plebiscitaria. In Toscana abbiamo discusso molto sull'idea di introdurre un'assemblea generale. Noi condividiamo pienamente la voglia che aumenti e si rafforzi al partecipazione dal basso, ma una parte importante delle camere del lavoro della Toscana mi hanno affidato il compito di sottolineare il rischio di un dualismo tra organismi simili”.

Dalla Toscana al Piemonte, con l’intervento di Enrica Valfré, segretaria generale della Camera del lavoro di Torino, il cui leitmotiv è stato “Conoscere per rappresentare”. Valfré ha fatto l’esempio degli “sportelli resistenti” avviati a Torino, dove si forniscono informazioni ai precari, ma dove si “rompe anche la solitudine, si costruisce solidarietà”. “I nostri servizi sono lo strumento per leggere bisogni e dare tutele, e devono essere in cooperazione con le categorie. Facciamo diventare i servizi non solo più accoglienti ed efficaci, ma anche uno strumento di contrattazione”. “Per recuperare sintonia occorre poi ripartire da delegati, pensionati, da problemi e condizioni materiali. Per questo proponiamo l’assemblea generale: è un primo passo ma non basta. A Torino abbiamo proposto di costruire comitati territoriali”.

Federica Toffoletti, lavoratrice della Cassa di Rispamio di Bologna e delegata della Fisac, ha raccontato la sua esperienza di contrattazione, come strumento per “confrontarsi con un mondo del lavoro liquido”. “Cerchiamo di fare la contrattazione di secondo livello. Sappiamo che è importante esserci per contare, ed è quello che cerchiamo di fare”. Toccante poi il ricordo di Samia, una giovane atleta somala morta a largo di Lampedusa, a quattro mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Londra, nel tentativo di raggiungere l'Europa.

E sulla contrattazione inclusiva non poteva mancare l’intervento del segretario generale di Nidil Cgil, Claudio Treves, che descrive la propria categoria “all'incrocio tra la rappresentanza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e la richiesta di tutela nel sistema dei servizi dell'organizzazione. Noi siamo nel cuore dei processi di trasformazione delle imprese – ha aggiunto Treves - siamo come i canarini dei minatori, che venivano usati per sapere se c'era una fuga di gas. Abbiamo sperimentato le fasi più complicate, le frammentazione dei cicli produttivi, il lavoro in appalto". Allora, secondo Treves, "se vogliamo ragionare seriamente sulla contrattazione inclusiva, da qui al congresso dobbiamo sperimentarla decidendo con chiarezza dove e come la facciamo, analizzando anche gli errori". Occorre "sperimentiamo nuove frontiere della confederalità, per esempio con delegazioni trattanti miste con le categorie tradizionali e noi del Nidil, per rappresentare tutta la complessità del lavoro".

Dare più forza alle Camere del Lavoro: questo il messaggio centrale nell’intervento di Enzo Campo, segretario generale della Cgil Palermo. “Quelle sono il luogo dove trovano sintesi la tutela collettiva e quella individuale”, ha detto Campo che ha poi ricordato che il Mezzogiorno paga “vent’anni di mancati investimenti, la progressiva precarizzazione del lavoro, la sostituzione dell’apparato industriale con un sistema di piccole e piccolissime imprese che però non riesce a decollare”.

Questione meridionale e “lavoro povero” al centro anche dell’intervento del segretario generale della Cgil Puglia, Gianni Forte. “Se al Sud non tutelassimo il lavoro povero, semplicemente non vi sarebbe sindacato. E invece lo facciamo, col nostro modello organizzativo fatto di tanti presìdi in ogni comune, in ogni quartiere. Altro che burocrazia”. Ma il problema, ha aggiunto Forte, è che questo modello “non ce la facciamo più a reggerlo, le Camere del Lavoro sono in difficoltà a garantire questi presidi. Si tratta allora di spostare le risorse umane e finanziarie sul territorio. Rovesciare la piramide è la condizione per dare nuova linfa all'organizzazione”.

Dal Sud al Nord con Cristian Ferrari, segretario della Camera del lavoro di Padova. “Ci vuole una trasformazione radicale al nostro interno, che non si può più affrontare per compartimenti stagni e verticalizzazioni, come abbiamo fatto finora – ha detto - Partire da qui, è il modo migliore per affrontare anche la crisi di rappresentanza del sindacato confederale. La vera grande novità di questa conferenza sta nel fatto che finalmente la Cgil assume la complessità del mondo del lavoro di oggi”. 

Paola Pregnolato, lavoratrice della società che si occupa della bonifica della cava di amianto di Balangero e delegata della Fillea Cgil Torino, ha raccontato la sua esperienza di contrattazione territoriale, che ha portato la Cgil ad aprire lo sportello per la sicurezza. “Lavorare in maniera sicura è fondamentale. Contrastiamo il jobs act e la sua pericolosità per la sicurezza dei lavoratori. Combattiamo per la sicurezza e legalità, soprattutto negli appalti. Per fare questo, però, serve un sindacato forte e unito.”

“Le classiche strutture del sindacato confederale sono sempre più in difficoltà sia nel dare le risposte giuste ai nuovi bisogni in campo contrattuale, che a intercettare il lavoro atipico e parasubordinato”: così nel suo intervento Harald Egger, delegato Filcams alle Terme di Merano. Per lui “la Camera del lavoro è un luogo che va assolutamente potenziato, non a parole, ma ragionando seriamente sui diversi livelli di contrattazione. Va bene difendere il ruolo – insostituibile – del ccnl, ma va malissimo se questo non si finalizza a obiettivi di maggiore inclusività e, soprattutto, se non si accompagna a nuove forme di contrattazione di secondo livello, di sito e di filiera”.

Spostare il baricentro dell’azione della Cgil sui territorio trova concorde Elena Lattuada, segretaria generale della Cgil Lombardia, “perché la nostra forza è il nostro insediamento. Per non disperderla vanno rese esigibili le decisioni che prenderemo, senza deroghe. Chiedendo a ognuno di assumersi responsabilità di decidere dove postare risorse economiche e umane”, ha detto Lattuada. A una condizione, “che non si proceda per slogan, ma per sperimentazioni, progetti, perché si possa poi procedere a valutazioni sull’efficacia delle decisioni assunte. Se ha prodotti frutti sul piano della partecipazione e del tesseramento, e anche della coesione sociale. Lo dico perché vi siano davvero, in questa conferenza, un’assunzione collettiva di responsabilità rispetto alla strada che andiamo a intraprendere”.

Scettica, invece, sulla reale incisività della Conferenza d’Organizzazione è Cinzia Quattrocchi, Rsu Filt Ferrovie di Napoli. “I delegati e le delegate – ha detto nel suo intervento – sono rimaste esclusi dalla discussione sui temi della conferenza. Ne esce una Cgil che si arrocca su se stessa e che cerca modalità con cui autoconservarsi”. 

La parola è passata poi a Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil: "La discussione che stiamo facendo deve fare i conti con una condizione totalmente inedita: siamo di fronte a cambiamenti legislativi di fondo, come il Jobs Act e gli ammortizzatori sociali, la scuola e la riforma del fisco. In Parlamento sta iniziando una discussione anche sul diritto di sciopero. Non facciamo l'errore di sottovalutare ciò che accade". Un cambiamento radicale e senza precedenti - a suo avviso -, visto che l'idea stessa della contrattazione è messa in discussione". La confederalità, ha aggiunto, "significa non considerare le cose parziali, come il caso Fiat, il caporalato e la scuola: non possono essere problemi delle categorie coinvolte, sono temi di tutti, così si costruisce un sindacato confederale". Ancora sul sindacato, Landini ha aggiunto: "Di fronte all'attacco che subiamo non possiamo solo difenderci e dichiarare che siamo diversi. Giusto esercitare la trasparenza, dunque, ma dobbiamo cogliere anche un altro elemento di cambiamento: abbiamo 5,5 milioni di iscritti, ne abbiamo coinvolti 19mila nella discussione, troppo pochi. Senza delegati e iscritti che stanno nei luoghi di lavoro noi non esistiamo, compresi i dirigenti. Occorre affrontare questo tema: non è il momento di chiudere la discussione, ma tenerla aperta. Parliamo con i nostri delegati e gli iscritti, poniamo il problema di una riforma vera della nostra organizzazione", ha concluso.

Voce ai pensionati attraverso l’intervento di Liliana Lagomarsino, dello Spi della Liguria, che ha insistito sulla necessità di “potenziare la contrattazione locale, la contrattazione sociale territoriale, perché è lì che si individuano sia i bisogni di lavoratori e cittadini sia le risposte”. 

Un altro grido d’allarme sulla condizione di difficoltà delle Camere del Lavoro è arrivato da Simona Ricci, della Camera del lavoro di Pesaro. Se l’idea è quella di puntare sulle Camere del lavoro, ha detto, “va fatto uno spostamento significativo di risorse. In alcuni territori non ce la facciamo più dopo sette anni di crisi così pesante. Un dato per tutti: a Pesaro le ore di cassa integrazione annue sono passate da 300mila nel 2008 a 13 milioni nel 2014”.

Fabrizia Perco, della Flc del Friuli Venezia Giulia, ha sintetizzato la riforma della scuola alla platea della conferenza di organizzazione Cgil. La cosiddetta legge sulla “buona scuola” approvata prima dell’estate dal governo “rompe per la prima volta il nesso tra istruzione ed eguaglianza, tra istruzione e democrazia”, ha spiegato la sindacalista di Gorizia. A fronte di questa sfida, compito del sindacato è tenersi costantemente aggiornato per “sostenere questi lavoratori che non sanno a chi rivolgersi, che hanno migliaia di informazioni ma non le sanno gestire”. In Friuli Venezia Giulia – ha concluso Perco - il sindacato ha creato dei momenti di formazione comune che consentano alle Rsu di “approfondire, aggregarsi, confrontarsi”, nonostante la coesione sia più difficile, e gli stessi distacchi sindacali siano ostacolati.

“È in atto un disegno preciso in Europa: creare un sistema che replichi quello degli Stati Uniti, dove non esistono Confindustria né sindacati confederali, non esiste welfare universale, ma tutto è riportato a livello aziendale”. A dirlo è Gianni Rinaldini, componente del Comitato direttivo della Cgil nazionale, anche lui critico sugli esiti della Conferenza d’Organizzazione: “Non c’è stata discussione sulle regole congressuali, mentre invece sarebbe dovuta esserci perché è da lì che si definiscono i meccanismi delle elezioni dei gruppi dirigenti, e questo è uno strappo democratico molto serio nel rapporto con la nostra gente”.

Quella di ripensare le modalità congressuali è un’esigenza avvertita anche da Giacinto Botti, della segreteria Cgil Lombardia: “La nostra è un’organizzazione complessa, che ha nel pluralismo e nella democrazia la sua forza. Perciò, vanno anche ripensate le modalità dei nostri congressi per far diventare i delegati i veri protagonisti”.

Sperimentazione è la parola chiave dell’intervento di Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil Trentino: “Si sperimenta per avere successi o insuccessi, superando anche pigrizie e ipocrisie, valorizzando le tante belle esperienze di sperimentazione che si realizzano nei territori e nelle categorie”. Ianeselli ha anche sottolineato il bisogno di essere “un’organizzazione maggiormente inclusiva, a partire dai servizi che offriamo, aprendoci ad esempio all’orientamento e alla presa in carico delle persone che cercano lavoro”. 

Qual è un modello vincente di sindacato, che non neghi nel contempo le sue radici? Questo l’interrogativo da cui è partito il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli. “La sfida che abbiamo davanti è complessa, perché il mondo ci trama contro e in Europa, tutto attorno, sono quasi tutti modelli corporativi”. E in aiuto al dibattito in corso nel sindacato può servire a poco rispolverare la classica dicotomia sindacato partecipativo o conflittuale: “Perché il primo – ha spiegato Miceli – non ha fatto che passi nei sottoscala della bilateralità, mentre il secondo ha saputo solo protestare senza proporre”. Tra tanti ritardi, almeno sulla vicenda contrattuale, la Cgil può dire di essersi comportata bene. “Abbiamo bloccato il disegno di Confindustria, che puntava alla moratoria dei contratti, e abbiamo obbligato tutti gli altri a confrontarsi con le nostre posizioni”. 

L’ultimo intervento della prima giornata di lavori (la seconda è in programma domani, venerdì 18 settembre, dalle 9.30) è stato quello di Umberto Calabrone, segretario generale della Camera del lavoro di Cosenza. Per Calabrone, “le scelte che si stanno prendendo sono importanti, ma non basta la conferenza di organizzazione per risolvere i problemi, il difficile arriverà domani. Va ribadita la centralità del contratto nazionale, unica modalità per garantire i diritti imprescindibili tanto più al Sud, dove il tessuto produttivo è costituito quasi solo da piccole imprese”.