"Il ministro Brunetta, messa in soffitta la sua controriforma della pubblica amministrazione, cerca di ritagliarsi uno spazio mediatico con annunci improvvisati. Questa volta se la prende con i certificati antimafia, fraintendendo un sacrosanto principio, quello della semplificazione, sul quale ci piacerebbe vedere un progetto organico che, al contrario di quanto fatto con il pasticcio dei certificati on-line, tenga conto della realtà e si confronti con operatori ed esperti".

"Il certificato antimafia è una garanzia che, per quanto perfettibile, non può essere travolta dal populismo di chi ha smarrito una prospettiva politica e pensa di poter vivere di espedienti e annunci. Una strategia pubblicitaria stanca e che purtroppo ha prodotto solo disastri". Con queste parole Rossana Dettori, segretaria generale della Fp Cgil, commenta le dichiarazioni del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta.

"Pensare che il controllo di legalità sia un impedimento allo sviluppo è quantomeno paradossale. Il ministro inverte l'ordine dei fattori, ma in questo caso il risultato cambia e drammaticamente. Un paese come il nostro, con territori ad alta densità mafiosa e infiltrazioni negli apparati dello Stato, dovrebbe al contrario investire energie e risorse per rendere sempre più trasparente il rapporto tra le imprese e le proprie articolazioni. Purtroppo – aggiunge Dettori – il Ministro è in pessima compagnia, viste le campagne sull'oppressione fiscale e il generale allentamento delle maglie dei controlli che questo esecutivo ha scientemente perseguito".

"Quanto al motto 'vendere, vendere, vendere'
e al tentativo, ormai palese, di consegnare il patrimonio pubblico alla speculazione, non possiamo che sperare che questo governo cambi in fretta – conclude la segretaria - prima che i suoi ennesimi spot diventino provvedimenti legislativi".