I numeri fanno paura. Non 29 e neppure 203, ma 232 le vittime dell'ennesima tragedia dell'immigrazione nel Canale di Sicilia. La ricostruzione è di Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr che ha raccolto le testimonianze dei superstiti. Ma secondo altri superstiti il conteggio delle vittime della domenica di bufera potrebbe salire fino a 300.

Quando sono arrivati i soccorsi
, infatti, non c'era solo il gommone con i 105 migranti, 29 dei quali morti di freddo. Poco dopo, nella stessa zona, sono stati raggiunti altri due gommoni, a bordo di uno c'erano solo due migranti, sull'altro erano in sette. "Le tre imbarcazione - spiega Sami - con tutta probabilità erano partite insieme domenica dalla Libia, con mare forza sette, senza né cibo né acqua per oltre un giorno. Nel primo c'erano 105 persone e 29 come sappiamo sono morte di freddo; negli altri due gommoni che hanno imbarcato presto acqua, erano in 212 e solo nove ce l'hanno fatta. Sono dunque morti in 203. La più piccola delle vittime aveva 12 anni". Ma, aggiunge, ci sono notizie di un quarto gommone, "quindi la tragedia potrebbe essere ancora più pesante, una delle più gravi degli ultimi tre anni".

"Da un anno e mezzo chiediamo con forza di potenziare le capacità di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo", dice Laurens Jolles, delegato Unhcr per il Sud Europa. Il governo italiano "con Mare Nostrum ha dimostrato l'impegno a voler trovare una soluzione, e l'Unhcr ha più volte fatto appello affinché l'operazione diventasse di gestione europea. Sorprende che non ci sia ancora la capacita' di farsi carico di questo impegno data l'entità della crisi umanitaria in corso. L'operazione Triton non ha come suo mandato principale il salvataggio di vite umane e quindi non può essere la risposta di cui c'è urgente bisogno".

La stessa posizione era stata espressa ieri, 10 febbraio, dalla Cgil. “Ripristinare Mare Nostrum, creare corridoi umanitari, rivedere il regolamento di Dublino e definire un Piano nazionale per l'accoglienza: sono le risposte necessarie che l'Europa, e prima di tutto l'Italia, devono dare all'ennesima tragica strage di disperati in fuga dalle violenze e dalla guerra". Queste le parole di Vera Lamonica, segretaria confederale del sindacato di Corso d'Italia.

“La tragedia al largo delle coste di Lampedusa mette in evidenza l’inadeguatezza delle attuali attività di pattugliamento in mare della operazione Triton. Le crisi umanitarie in Africa e Medio Oriente sono destinate ad mantenere - se non ad aumentare - il numero di persone in cerca di protezione”, è invece la posizione della Rete Sindacale di Protezione dei Migranti nel Mediterraneo e regione sub-sahariana, costituita dai sindacati dei paesi mediterranei e di ccui la Cgil fa parte.

“Una tale tragedia umanitaria - conclude la nota diffusa in serata - non può essere affrontata con operazioni di sicurezza ma attraverso una adeguata politica di soccorso, accoglienza e integrazione. Nel 2014, malgrado Mare Nostrum, sono morte in mare circa 4000 persone. L’operazione Triton non ha come missione il salvataggio di vite umane ma quella di proteggere i confini. Riteniamo che l’assenza di misure di governo dei fenomeni migratori sia solo destinata a provocare nuove e più pesanti tragedie.”