“Le idee di Giovanni Falcone e gli ideali nei quali credeva non morirono con lui quel 23 maggio di ventisei anni fa. Oggi continuano a camminare e a vivere assieme a tutti coloro che sono impegnati nel difficile contrasto alle mafie e all'illegalità”. Così il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, in cui furono barbaramente uccisi per mano mafiosa il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

“Quel giorno Cosa nostra - prosegue Massafra - uccise un magistrato troppo scomodo e coraggioso, che non aveva indietreggiato di un passo nella sua attività investigativa contro la criminalità, e riuscì a mostrare la sua devastante potenza omicida lanciando un segnale preciso allo Stato”.

“Ma la mafia sbagliò a fare i conti. L’orrore per quanto accaduto cambiò profondamente qualcosa nell’opinione pubblica”, sostiene il dirigente sindacale. “Era giunto il momento di dire collettivamente no alla mafia, di ribellarsi contro quella terribile piaga e sollecitare le Istituzioni a compiere azioni mirate affinché il sacrificio di quegli uomini onesti non risultasse vano”.

“Oggi come allora la Cgil prosegue lungo questa strada, perché, come ripeteva spesso il giudice - ricorda in conclusione Massafra - 'gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’”.