Mantenere in linea di principio generale il divieto di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali. Questa la posizione espressa di sindacati dei servizi e del commercio, Filcams, Fisascat e Uiltucs, che, con le rispettive confederazioni Cgil Cisl Uil, hanno presentato le loro proposte in audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera, nel quadro dell'esame delle proposte di legge sulla revisione delle liberalizzazioni.

Un divieto con deroghe alle aperture domenicali e festive, “la previsione di 12 festività nazionali (civili e religiose) senza deroghe in cui non è prevista l'apertura e un massimo di 12 aperture domenicali in un anno legale, lasciando alle Regioni la possibilità – previo accordo e consultazione con le parti sociali – di declinare l'apertura di queste 12 domeniche all'interno dell'anno legale". Lo ha spiegato nel suo intervento introduttivo Federica Cochi (Filcams Cgil), aggiungendo che tra le richieste dei sindacati c’è anche quella di reintegrare la mezza giornata di chiusura infrasettimanale. 

Le 12 deroghe domenicali, nella proposta dei sindacati, dovranno essere stabilite dalle Regioni con apposito decreto dirigenziale da emanare di intesa con gli enti locali e sentito il parere delle associazioni imprenditoriali del commercio, dei consumatori e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Le 12 festività nazionali, civili e religiose nelle quali non deve essere prevista la possibilità di deroga sono: 1° gennaio, 6 gennaio, Pasqua e lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre.

Le organizzazioni di categoria propongono inoltre la definizione di una normativa nazionale sul meccanismo sanzionatorio, di prevedere – come si scriveva sopra – il rispetto dell'obbligo della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio commerciale, di escludere che la riduzione del numero di aperture degli esercizi commerciali possa costituire di per sé giustificato motivo per operare licenziamenti collettivi plurimi e individuali e di stanziare risorse finalizzate a finanziare piani aziendali di riconversione degli orari individuali di lavoro per i lavoratori dipendenti aventi le prestazioni nelle giornate domenicali come ordinarie.

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ritengono inoltre opportuno affidare alle Regioni il compito di revisione dei parametri sulla definizione dei comuni a prevalente economia turistica e dei centri storici delle città d'arte. Per i sindacati "un deciso cambio di passo in tema di aperture selvagge nelle giornate domenicali e festive è un obiettivo alla portata del Paese. Il confronto con gli altri Stati europei dimostra che una regolamentazione seria e meno permissiva sulle aperture commerciali non necessariamente implichi crisi dei consumi e maggiore disoccupazione".