“Il presidente di Confindustria ha ripetuto una serie di concetti condivisibili circa il ritardo nelle riforme di struttura. Solo per citarne alcuni, penso al funzionamento della giustizia civile, ai ritardi infrastrutturali, alla confusione dei ruoli conseguenza della revisione del Titolo V, alle inefficienze del sistema creditizio. Su altre questioni, è parso generico e persino ingeneroso”. Fabrizio Solari, della segreteria confederale Cgil, non usa mezzi termini nel commentare le posizioni espresse da Giorgio Squinzi in occasione dei due eventi che nei giorni scorsi hanno visto l’associazione di viale dell’Astronomia al centro dell’attenzione di analisti e media, l’assemblea nazionale del 29 maggio e la presentazione – otto giorni prima – del documento “Proposte per il mercato del lavoro e per la contrattazione”.

Rassegna A cosa ti riferisci quando attribuisci a Confindustria giudizi generici e ingenerosi?

Solari Richiamare genericamente il sindacato a “uno sforzo di innovazione” non fa i conti con il fatto che proprio con il sindacato, con la sottoscrizione del Testo unico, si è realizzata la più significativa riforma degli ultimi anni. Sarebbe stato più serio dichiarare la volontà di passare rapidamente all'attuazione di quella riforma. Senza contare il fatto che mi sembra di scorgere, tra gli imprenditori, una dose eccessiva di autosufficienza e di autoassoluzione. Quando giustamente si lamenta una struttura produttiva troppo spesso sottocapitalizzata, attardata sul terreno dell'innovazione di processo e di prodotto, insufficientemente interessata dall'introduzione delle Ict, si dovrebbe concludere, visto che tutto ciò dipende esclusivamente dalle scelte dell'impresa, che negli ultimi vent'anni è mancato molto anche il ruolo degli industriali.

Rassegna A pochi giorni di distanza dal documento programmatico, Squinzi ha ribadito – in occasione dell'assemblea nazionale – di voler sfidare i sindacati sul terreno della riforma della contrattazione collettiva. Uno “strappo” con i precedenti impegni presi con Cgil, Cisl e Uil?

Solari Potenzialmente sì. Ribadisco che l'atteggiamento giusto, in questa fase, dovrebbe essere l'impegno concreto per l'applicazione di quegli accordi. Indicare nuovi obiettivi, che spesso sono riconducibili alla volontà di non fare i conti con le proprie inefficienze, allontana la possibilità di definire un percorso comune di innovazione per rilanciare la crescita economica e l'occupazione, che resta il vero dramma del nostro tempo.

Rassegna L'altra presa di posizione che preoccupa è quella relativa all'esplicito disinteresse nei confronti del contratto a tutele crescenti…

Solari Il mercato del lavoro disegnato da Squinzi semplicemente non esiste. Nel senso che non esiste quell'equilibrio invocato tra flessibilità e qualità del lavoro. Prevale invece la precarietà, che è l'effetto diretto della scelta di un modello di sviluppo che guarda alla competizione di costo, anziché all’innovazione e alla qualità. Gran parte dei problemi attuali di scarsa crescita sono figli legittimi di quella scelta, non trarne le conseguenze e cambiare rotta è criminale. Liquidare l'ipotesi del contratto a tutele crescenti significa non aver compreso la necessità di questo cambio.

Rassegna Nell'era post concertativa, Squinzi sembra scarsamente interessato a riposizionare, sul delicato terreno dei rapporti con l'esecutivo, la sua associazione, limitandosi a esortare il presidente del Consiglio ad andare avanti con le riforme. Come ti spieghi questa subalternità nei confronti del quadro politico?

Solari La concertazione è un metodo, non una politica. È sensato non soffermarsi troppo su questo aspetto, e questo vale anche per noi. Quello che appare non convincente nelle scelte di Confindustria è semmai la rinuncia a giocare il proprio ruolo di rappresentanza anche sul terreno dell'innovazione, sorretta e sostenuta da scelte condivise tra le parti sociali. Temo molto, perché regressivo e asfittico, un rifluire di Confindustria in un ruolo di lobbismo di lusso, forse nell'illusione di avere di nuovo un “governo amico” al quale suggerire le riforme da fare.

Rassegna "Il tempo delle liturgie è trascorso", ha detto il presidente di Confindustria all'assemblea del 29 rivolgendosi al sindacato, a cui non ha mancato di indirizzare l'ennesima accusa di conservatorismo...

Solari Inseguire la moda e il senso comune non corrisponde al ruolo richiesto a un’associazione che ha un secolo di storia. Guardare oltre significa fare i conti con le cose che non vanno. Ci sono responsabilità da ricondurre alla politica e alle scelte sbagliate di governo, ci sono errori e ritardi da parte imprenditoriale e certamente anche un atteggiamento troppo schiacciato sulla difesa dell'esistente anche da parte sindacale. Credo sia rimasto ben poco da difendere ed è urgente riprendere a progettare il futuro. Per il sindacato questo comporta un complicato esercizio di rinnovamento, accompagnato da dosi massicce di democrazia e di partecipazione. Se tutto questo è scambiato per inutile liturgia, dovranno farsene una ragione, per noi è un tratto distintivo e non eludibile.