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Il gip Patrizia Todisco - secondo quanto apprende l'Ansa - ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti. La notizia si è appresa da fonti vicine all'inchiesta, anche se non ci sono conferme ufficiali.
Circa 5mila lavoratori dell'Ilva di Taranto sono usciti dallo stabilimento siderurgico dopo aver appreso dell'imminente notifica del sequestro, e si stanno dirigendo in corteo verso Taranto per raggiungere la Prefettura e probabilmente bloccare il ponte girevole. Lo si è appreso da fonti sindacali.
2000 colleghi avevano lasciato subito il posto di lavoro non appena hanno avuto sentore che fosse ormai imminente la notifica del provvedimento di sequestro degli impianti da parte dei carabinieri. Un assembramento di 3-4000 personesi è già formato sulla statale 7 Appia a Taranto, all'altezza della direzione aziendale
La mattinata era passata tra momenti di grande tensione ed attesa per gli sviluppi dell'inchiesta. L'ordinanza del gip era stata depositata ieri sera. All'esterno dell'Ilva un presidio di lavoratori metalmeccanici, preoccupati di una possibile chiusura della fabbrica. Da un paio di giorni lavoratori e sindacati tenevano alta la mobilitazione in vista di una stretta giudiziaria.
Domattina dalle 7 alle 9 ci sarà un'assemblea all'esterno della portineria D dell'Ilva e successivamente ci potrebbe anche essere una manifestazione in città. Ieri c'è stato uno sciopero di due ore dei dipendenti dell'Ilva e cinquemila operai hanno invaso le statali per Bari e Reggio Calabria.
"Al di là delle cose che potranno accadere, da anni si è avviato un percorso per mettere a norma gli impianti e produrre nel rispetto dell'ambiente. Bisogna valorizzare le cose fatte, non siamo all'anno zero", ha detto Donato Stefanelli, segretario regionale e territoriale della Fiom Cgil, parlando con i giornalisti al presidio. "Tre anni di applicazioni anche tecnologiche nel rispetto delle prescrizioni della legge regionale sulla diossina - ha aggiunto - ci danno un risultato che vede queste emissioni ridotte quasi a zero. E' un risultato che è possibile produrre senza fermare gli impianti e rendere compatibili le attività". Stefanelli ha ricordato che dieci giorni fa "la Regione Puglia ha approvato una legge che interviene sulle emissioni delle polveri sottili, del benzoapirene. Anche in questo caso bisogna predisporsi affinché queste prescrizioni vadano applicate".
Intanto si è svolta a Roma, nella sede del ministero dell'Ambiente, un nuovo vertice fra lo stesso ministero Ambiente, quelli dello Sviluppo economico e della Coesione territoriale insieme alle istituzioni locali e ai parlamentari della Puglia per mettere a punto un piano per la bonifica dell'area di Taranto. Il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, ha avanzato al tavolo la proposta che per la bonifica sia nominato un commissario ad hoc provvisto di poteri speciali in grado di accelerare i tempi e garantire l'esecuzione degli interventi così come il governo ha già fatto mesi addietro per l'infrastrutturazione e la costruzione della piastra logistica del porto di Taranto.
L'Ilva di Taranto non va fermata, aveva detto al Sole 24 Ore il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. “L'Ilva è uno stabilimento in cui è in atto un processo di trasformazione della produzione per renderla adeguata agli obiettivi nazionali e alle direttive europee: il giudizio deve tenere conto del lavoro fatto fino ad oggi e perciò della possibilità concreta che esiste di completare il percorso iniziato per rendere l'impianto sostenibile".