Parte anche in Sicilia la raccolta di firme in calce alla proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dalla Cgil, per garantire i trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti pubblici e privati, per il contrasto alla concorrenza sleale tra imprese, all’illegalità e alle infiltrazioni malavitose, per la tutela dell’occupazione nei cambi di appalto. “In Italia e in Sicilia- dice Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia- cattiva gestione, illegalità e corruzione fanno lievitare la spesa degli appalti pubblici per beni e servizi del 20%. Questa inaccettabile dinamica- aggiunge - viene poi scaricata sui lavoratori in termini di bassi salari, evasione contributiva, mancanza di valorizzazione professionale e va anche a danno della qualità delle opere”.

Pagliaro sottolinea che quella della Cgil “è un’iniziativa che vuole rendere concreta la difesa del lavoro, spesso povero, e di chi lo compie in un Paese dove con le recenti scelte compiute in termini di ulteriore precarizzazione stiamo assistendo alla svalorizzazione del lavoro”. Da qui il ddl di iniziativa popolare, per il quale la Cgil conta di raccogliere in Sicilia 20 mila firme (si può sottoscrivere la proposta in tutte le sedi del sindacato) e 300 mila su scala nazionale, entro il 30 aprile.

“L’iniziativa- afferma Pagliaro- fa parte della nostra strategia di lotta al precariato e contro il lavoro nero ma anche della battaglia contro la mafia e per la legalità. Puntiamo all’introduzione di regole stringenti che possano interrompere questo circuito vizioso, come ad esempio la reintroduzione degli indici di congruità a garanzia dei livelli occupazionali. Ma occorre anche impedire- aggiunge- la pratica del massimo ribasso introducendo l’obbligo di certificazione e qualificazione degli operatori e del rispetto dei contratti di lavoro”. Contro il massimo ribasso i sindacati si stanno anche muovendo a livello regionale, nell’ambito di una proposta di modifica della legge regionale sugli appalti. Per contrastare anche il lavoro nero e grigio dell’edilizia che è oggi il 60% del totale.