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Nel corso del 2015 si è registrato un nuovo aumento delle morti sul lavoro in Italia. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering (su elaborazione di fonti Inail), tra gennaio e novembre, si sono verificati nel nostro Paese 800 decessi (erano 684 i casi analizzati l’anno prima). A detenere il triste primato è ancora una volta il settore delle costruzioni (il 14,6% delle morti, 117 casi in valore assoluto). Tra le regioni, la Campania è tra quelle con il maggior numero di vittime, con 78 casi nel 2015. “Di questi – spiega Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea regionale – 16 riguardano il comparto edile”. Più precisamente, riporta il segretario: “Sei a Napoli, quattro a Salerno, tre a Caserta, due ad Avellino e uno nel Beneventano”.
Una vera e propria strage, che invoca una maggiore stretta sul tema della prevenzione nei luoghi di lavoro. Un argomento balzato al centro dell’agenda politica e mediatica, in particolare durante la prima approvazione del Testo unico sulla sicurezza (dlgs 9 aprile 2008, n. 81), spesso richiamato dalle parole dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e oggetto di numerose campagne e iniziative, oggi però nuovamente condannato all’oblio collettivo. “Il fatto è che a seguito dell’indignazione per la morte in sé – sottolinea ancora Sannino –, quello che resta è la solitudine di quanti hanno perso un caro e con esso anche quella che, spesso, rappresenta l’unica fonte di sostentamento economico”.
È a seguito della morte di Salvatore Renna – l’operaio edile impiegato a nero in un cantiere della metropolitana di Napoli, caduto da un’impalcatura il 21 settembre 2014 – che l’impegno della Fillea campana si è concentrato sulla proposta di un’iniziativa legislativa – con primo firmatario il consigliere regionale del Pd Antonio Marciano –, che ha portato all’istituzione del Fondo regionale per il sostegno socio-educativo, scolastico e formativo dei figli delle vittime di incidenti mortali sul lavoro. In seguito al tragico evento, la Fillea si è fatta promotrice di un’azione “non meramente risarcitoria e in grado di garantire una continuità” alle famiglie mutilate di un caro deceduto mentre era al lavoro. “L’istituzione della legge sancisce un diritto – commenta il segretario della Fillea –, non lasciando più la questione nelle mani degli uomini di buona volontà”.
La dotazione allocata per il biennio 2015-2016 è complessivamente di 100mila euro. Lo scorso 28 dicembre è stato emesso l’avviso con i requisiti per accedere al contributo destinato ai figli di genitori “deceduti per incidenti mortali sul lavoro, verificatisi anche in itinere e altresì nei casi in cui la vittima risulti sprovvista della copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, iscritti a un percorso socio-educativo di istruzione e/o formativo e che non abbiano compiuto i 28 anni di età, di genitore residente in Campania al momento del decesso, con reddito Isee non superiore ai 38mila euro”.
“Uno strumento necessario che – spiega ancora Sannino – va ampliato con altre misure di contrasto alla povertà cui spesso sono condannate le famiglie che perdono un caro sui luoghi di lavoro”. “Troppo spesso – prosegue il numero uno della Fillea regionale – si sente parlare di tragica fatalità. Nulla di più sbagliato: la gente muore a causa del mancato rispetto delle normative, della negligenza e della scorretta organizzazione del lavoro. Bisogna continuare sulla scia del contrasto preventivo delle morti, mentre le istituzioni, insieme agli imprenditori e alle organizzazioni sindacali, sono chiamate a fare la differenza in questa battaglia, nonostante i continui tentativi di svuotamento del Testo unico sulla sicurezza.”
L’epoca delle campagne di sensibilizzazione è finita: “Siamo di fronte a un'evidente sottovalutazione del problema – denuncia Sannino –. L’impressione è che la sicurezza non venga più considerata una priorità. Un errore gravissimo, perché nel settore delle costruzioni sono ancora tante le cose che andrebbero fatte, a cominciare dall’accorpamento degli enti per la formazione, il Comitato paritetico territoriale per la prevenzione degli infortuni e il Centro per la formazione e la sicurezza in edilizia, per determinare un intreccio funzionale dei due istituti e valorizzare la figura degli Rls”. Esiste una ricetta per scacciare il pericolo delle morti bianche nei cantieri? Sannino non ha dubbi in merito: “Per farlo, abbiamo bisogno di più prevenzione, e non solo della pur sacrosanta repressione, fino alla revoca della licenza per chi si macchia di reati gravi o reiterati, di più partecipazione, più diritti, più formazione e più informazione”.