PHOTO
Trenta associazioni promuovono un appello al Parlamento italiano per chiedere di cambiare il disegno di legge sulla scuola presentato dal governo. I firmatari rivendicano uno "spazio di ascolto", perché senza la partecipazione attiva dei soggetti da essi rappresentati - studenti, insegnanti, genitori, forze sociali e sindacali e associazioni - "nessuna riforma può raggiungere obiettivi decisivi per il Paese" (leggi il testo integrale dell'appello).
Come si legge nell'appello, che trasmettiamo in allegato, è indispensabile "aprire un ampio confronto per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul ruolo della scuola nella società della conoscenza". "A questo punto - continua il testo - riteniamo decisivo partire dal diritto di ogni persona all'apprendimento permanente come base per un progetto complessivo di cambiamento del sistema educativo italiano".
I 30 promotori, "pur rappresentando organizzazioni con punti di vista anche molto diversi", presentano cinque proposte per cambiare il ddl. Al primo posto troviamo un insieme di interventi che puntano a ridurre le diseguaglianze esistenti sia tra territori che tra indirizzi ed istituti: garantire a tutti l'accesso al diritto allo studio e combattere la dispersione scolastica; rendere la scuola un laboratorio permanente di innovazione educativa, partecipazione ed educazione civica; innalzare i livelli di istruzione e competenza, anche per la popolazione adulta.
La seconda proposta ha come oggetto la governance e punta a rafforzare l'autonomia scolastica "nel senso pieno del DPR 275", intesa come "garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, strumento per porre al centro l'apprendimento degli studenti e garantire il loro successo formativo". Decentramento dei livelli decisionali e partecipazione delle componenti sono i pilastri dell'autonomia su cui il ddl del governo si abbatte pesantemente accentrando i poteri nelle mani del preside-manager ed estromettendo studenti, docenti, genitori e personale ATA. I promotori dell'appello chiedono di rivedere a fondo le prerogative del dirigente scolastico, riformare gli organi collegiali e valorizzare il lavoro nella scuola "nel rispetto della funzione contrattuale, indispensabile per raggiungere soluzioni efficaci e condivise".
Occorre poi un intervento sulle risorse economiche: è indispensabile un aumento dei finanziamenti pubblici destinati alla scuola, con un piano pluriennale che permetta all'Italia di raggiungere almeno la media europea. La quarta proposta verte sul rapporto tra scuola e lavoro, che "deve essere orientato ad arricchire il percorso educativo e potenziare le opportunità occupazionali di tutti i giovani, assicurando a ognuno effettive capacità di apprendimento lungo tutto il corso della vita". I promotori chiedono che l'alternanza scuola-lavoro sia prevista per tutti i percorsi scolastici, che le competenze acquisite vengano certificate e che il contratto di apprendistato per l'acquisizione di titoli di studio sia "finalizzato esclusivamente all'apprendimento e comunque successivo al conseguimento dell'obbligo di istruzione".
L'appello si chiude chiedendo una discussione parlamentare ampia su questi temi: le numerose deleghe al governo previste nel ddl sono considerate un errore in quanto riguardano temi troppo importanti per la scuola italiana per non essere affrontati in aula e i relativi criteri direttivi sono insufficienti e spesso troppo vaghi. Inaccettabile poi la previsione di non finanziare queste deleghe.
All'appello aderiscono Agenquadri, AIMC, ARCI, AUSER, CGD, CGIL, CIDI, CISL, CISL Scuola, Edaforum, FNISM, FLC CGIL, Forum del Terzo Settore, IRASE, IRSEF-IRFED, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Libera, Link - Coordinamento Universitario, MCE, Movimento Studenti di Azione Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi, Rete29Aprile, UCIIM, UDU, Unione degli Studenti, UIL, UIL Scuola.