La trattativa per il rinnovo contrattuale del comparto istruzione e ricerca non è neppure cominciata, ma già si fanno filtrare notizie che non lasciano presagire nulla di buono. Anzi, arrivano voci secondo cui al settore, e in particolare alla Scuola, non verrebbero destinati neppure gli 85 euro medi mensili dell’accordo del 30 novembre 2016 fra governo e sindacati.

“Ciò è inaccettabile – afferma Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil – perché noi abbiamo chiesto risorse aggiuntive non solo per avvicinare gli stipendi del personale di questo comparto a quelli dell’analogo personale europeo, ma anche per recuperare quanto gli stipendi hanno perso in questi dieci anni di blocco salariale”. Ma è inaccettabile anche perché “in particolare gli stipendi dei docenti e del personale della scuola hanno subìto un taglio reale medio del 7,3%, a causa del blocco degli scatti d’anzianità e del taglio dei fondi d’istituto”. Per il sindacato, basta leggere i dati ufficiali del Ministero per averne la prova: “la media retributiva del personale della scuola è passata dal 2009 a oggi da 30.570 a 28.343 euro”.

“Gli accordi scritti di Palazzo Vidoni del 30 novembre 2016 – conclude Sinopoli –, dai quali è passato più di un anno, spendono parole chiare sul piano giuridico ed economico e di esse rivendichiamo il rispetto”. Il contratto, quindi, deve “riprendere il suo primato su materie come valorizzazione professionale, organizzazione del lavoro, salario accessorio, mobilità e formazione. Gli aumenti medi non devono essere inferiori a 85 euro mensili e occorre ridurre la distanza salariale a favore degli stipendi più bassi”.

Se i patti e i tempi non verranno rispettati, fa sapere il sindacato, sarà inevitabile la mobilitazione. Insieme a Cisl Scuola, Uil Rua e Snals Confasl, la Flc ha già fissato il primo appuntamento per giovedì 14 dicembre in piazza Montecitorio.

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