Roma e Lazio: la situazione occupazionale è drammatica e sono sempre meno i lavoratori che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Sono i dati che emergono dall'' Osservatorio sul precariato dell’Inps. Il differenziale tra attivazioni e cessazioni, infatti, registra un'ulteriore contrazione, arrivando a una riduzione complessiva di 13.601 unità. Crescono ancora, invece, i rapporti di lavoro a termine che arrivano al 71,2% del totale delle attivazioni.

"Purtroppo, come risulta dalle comunicazioni obbligatorie per l’anno 2016, - commenta Donatella Onofri, segretaria della Cgil di Roma e del lazio - la durata massima del 58,3% dei contratti a termine è stata di 30 giorni. Di questi, il 38,4% (in valore assoluto 512.967) di un solo giorno. Molti di questi lavoratori (il 2,37%, secondo le comunicazioni obbligatorie) hanno avuto nell’arco dell’anno più di un contratto. Ciò significa che vengono conteggiati più volte nelle percentuali degli occupati. Si tratta di persone che difficilmente raggiungeranno il numero minimo di settimane per accedere a un ammortizzatore sociale, come ad esempio la Naspi, e anche se lo raggiungessero l’importo dell’assegno sarebbe ridicolo".

Per questo per Onofri occorre uscire "dall’ipocrisia e, come afferma anche l’Ocse, non si computino, tanto per fare un esempio, chi ha un contratto di lavoro inferiore ai 6 mesi o chi ha un contratto part-time inferiore al 50% delle ore. Solo così si avrebbe una fotografia reale della società in cui viviamo e si potrebbe ragionare, senza impostazioni ideologiche e senza difendere a prescindere il Jobs act, sulle soluzioni".

"Le bugie - sottolinea Onofri - hanno le gambe corte. Sostenere ancora oggi che si sono creati posti di lavoro significa allontanarsi dalla realtà. La condizione del lavoro a Roma e nel Lazio sta diventando insostenibile. Si attivi subito uno specifico tavolo tra Governo, Regione, Comune e parti sociali per invertire la tendenza".