Un progetto per la Basilicata da qui ai prossimi anni che abbia come orizzonte l’Europa e la  riprogrammazione, già da ora, dei fondi comunitari con piani attuativi che guardino al welfare e all’inclusione e più in generale a un grande piano del lavoro. È la proposta lanciata dalla Cgil Basilicata al XII Congresso regionale oggi 15 novembre e domani 16 novembre al Park Hotel di Potenza. “Il titolo di questo nostro congresso regionale – spiega il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa - è ri-evoluzione, proprio a evidenziare un arretramento economico e sociale rispetto al quale tutti dobbiamo assumerci la responsabilità di riforme e di innovazioni strutturali: dalla sanità alla governance, dagli accordi sul petrolio alla difesa del territorio”.

Innovazione, Mezzogiorno, governance regionale, occupazione. Queste le parole chiave che dovrà connotare il futuro della Basilicata. “Siamo il Paese nel quale si lavora di più: 1.750 ore annue rispetto alla media di 1500 ore annue di Francia e Germania – riprende Summa - Se solo riportassimo la media dell’orario di lavoro a quella tedesca, si creerebbero da subito circa 3 milioni di nuovi posti di  lavoro. Il tema della riduzione e del governo dell’orario di lavoro deve essere uno dei punti principali su cui aprire la nuova stagione contrattuale”.

In questo contesto va ricollocata la questione  del Mezzogiorno “ripartendo – continua Summa - da un nuovo pensiero meridionalista focalizzato sullo sviluppo e non su logiche assistenzialistiche. La strada da intraprendere è quella di un rilancio degli investimenti pubblici come leva per lo sviluppo dei territori, a partire dalla clausola del 34% dell’ordinario che il Governo si è impegnato ad applicare, e dall’uso efficace delle risorse addizionali come il Fondo sviluppo e coesione fermo ad appena l’1% di spesa. La verità  - aggiunge Summa - è che l’Italia non ha un programma e non sa che cosa deve fare di questo Mezzogiorno”.

In questo quadro generale “la Basilicata si presenta come una regione con ritardi e problemi che vengono da lontano. La Basilicata dei prossimi 25 anni conterà 89 mila abitanti in meno, attestandosi intorno ai 485 mila unità, con i cali più consistenti nelle classi di età inferiori e il contestuale aumento della popolazione anziana. Questa è la questione più rilevante, colpa più grave di una classe politica miope”.

Sulla classe dirigente regionale dice: “I limiti e le responsabilità che hanno caratterizzato questa legislatura sono emersi in tutta la loro drammaticità, dalle mancate politiche di bilanci alle vicende giudiziarie che hanno portato all’arresto dei vertici della Regione e della sanità lucana.  Di fronte a fatti e atti che si stavano consumando nella sanità lucana, atti illegittimi e frutto di un degrado etico e morale che si stava sempre più radicando, abbiamo scelto di denunciare attraverso un esposto in Procura. Si è trattato di un’azione che ha fatto emergere un sistema di corruttele nel quale si sono saldate pratiche clientelari nei concorsi e negli appalti che, oltre ad aver messo in evidenza tutta la permeabilità al potere politico della classe dirigente amministrativa regionale, delle aziende sanitarie e delle partecipate pubbliche, ha provocato un grande danno ai lavoratori e alla loro condizione.

C’è bisogno di ricostruire un terreno valoriale, di separazione dei poteri tra quello amministrativo-gestionale e quello politico. Occorre, prima di ogni altra azione, mettere al centro delle priorità la Riforma e la riorganizzazione della macchina amministrativa regionale, assumendo la meritocrazia e la competenza quali cardini per la valorizzazione del personale esistente e per l’accesso alla pubblica amministrazione”. Anche da questo punto di vista la Cgil ha delle proposte.

“Serve un Piano di assunzioni affinché si apra una fase di ricambio generazionale – sostiene Summa - Un concorso unico distinto per profili professionali per mettere fine agli scorrimenti di graduatoria pilotati, ma anche per uscire dalla situazione paradossale, tutta lucana, per cui da circa 15 anni non si riesce a bandire un concorso pubblico. Occorre assumere quale questione prioritaria la riorganizzazione della governance complessiva degli enti regionali e sub regionali, ridelineando l’assetto funzionale attraverso l’attribuzione delle sole funzioni di programmazione e controllo all’ente regione e decentrando le funzioni gestionali al territorio.

La Basilicata ha tante potenzialità da mettere a valore e a sistema con un programma di sviluppo che indichi i settori in cui investire. In quest’ottica va affrontato il tema delle infrastrutture e della mobilità e in particolare del piano trasporti che spende 120 milioni di euro per una mobilità ancorata a una pianificazione risalente agli anni 80, bloccata perché ostaggio di un sistema di proroghe tese a difendere una governance monopolistica dalla quale bisogna uscire.

Ancora, il tema petrolio, per il quale è necessario ricomporre un sistema di monitoraggio e controllo ambientale che trovi nel sistema pubblico la sua ragione. Nei prossimi anni potremo disporre di ingenti risorse derivanti dalle royalties, 250 milioni l’anno; si inizi sin da ora a decidere che tali risorse saranno vincolate a un fondo specifico, destinato a misure di investimenti per lo sviluppo, per creare lavoro. E poi l’automotive, settore di grande valenza per la nostra regione. Melfi può diventare la piattaforma di tutto il settore nazionale e internazionale della componentistica dell’auto, se solo se ne assume la centralità attraverso chiare politiche di investimento e ricerca, coinvolgendo università e CNR della nostra regione e di altri territori.

Cultura e turismo, anche grazie a Matera 2019 che, al di là dei ritardi e delle cose fatte, va assunta quale priorità di tutta la regione come attrattore della cultura mediterranea in cui mettere a circuito l’intero mezzogiorno”. Infine la sanità. “È necessario superare la legge di riordino regionale varata nel 2017, una riforma non riforma che, senza affrontare i bisogni di salute dei lucani, si limita a far quadrare i conti sulla carta modificando la titolarità giuridica dei vari presidi ospedalieri e territoriali. È necessario ridefinire un nuovo equilibrio tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale, accompagnata da un’appropriata allocazione delle risorse anche a sostegno delle cure primarie e dello sviluppo delle reti integrate di servizi per affrontare la crescente domanda di cure e di assistenza verso le cronicità, la riabilitazione e le cure intermedie, aree in cui il bisogno è in crescita”.

Conclude Summa: “Queste alcune valutazioni che offriamo alle forze politiche perché occuparsi della Basilicata per noi significa ridare autorevolezza alle funzioni di governo. Significa programmare interventi che non devono essere sommatoria di strumenti, ma Piani attuativi di un più generale piano del lavoro”.

E sono: “un grande progetto per l’inclusione, a partire dal rafforzare, strutturare e mettere a sistema il progetto sperimentale appena avviato del reddito di inserimento legato a prestazioni di utilità sociale, a momenti di reale formazione spendibile sul mercato, a progetti di solidarietà ma soprattutto dentro una visione più generale di riforma e potenziamento dei nostri centri per l’impiego, sapendo che ci sono già risorse disponibili che non vengono utilizzate.

Un grande progetto per un modello di welfare che riattivi spesa pubblica nel sociale, alimentando il lavoro che si può creare nell’assistenza territoriale e domiciliare, nella creazione di case della salute diffuse, negli asili nido, in offerta scolastica aperta al territorio.

Un grande Piano del Lavoro fatto di potenziamento della forestazione in chiave produttiva, di interventi sul ciclo integrato dei rifiuti e sul riciclaggio, con una strategia dedicata alla rottura dell’isolamento infrastrutturale lucano scegliendo poche opere pubbliche fondamentali, con interventi di politica industriale mirata su agro industria, mobilità sostenibile, ricerca applicata all’energia e alla nuova edilizia.