Roma, 23 mag. (Labitalia) - "Piano per il lavoro a costo zero? Forse si possono fare degli aggiustamenti normativi, ma è certo che gli interventi più sostanziosi costano e vanno reperite delle risorse. E se per questo governo la priorità è l'Imu, sarà difficile trovarle". Così Pietro Reichlin, docente di Economia e prorettore alla Ricerca dell'università Luiss 'Guido Carli' di Roma, commenta con Labitalia le parole del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che questa mattina ha spiegato come sia "ancora presto per dire" quali risorse ci siano per il piano lavoro e che si sta "preparando a costo zero", un menù con "interventi normativi che possono fluidificare il mercato del lavoro".

"Certo -osserva Reichlin- si possono ridurre gli ostacoli posti dalla riforma Fornero all'erogazione dei contratti atipici, relativi al rinnovo dei contratti a termine. Ostacoli che si sono rivelati controproducenti per il mercato, anche se il contraltare di questa misura è l'estensione di un po' di precarietà". Ma la cosa più attesa è forse la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro.

"Difficile calcolare l'entità delle risorse -commenta Reichlin- che occorre mettere sul piatto per questo intervento perché dipende da come si attua, ma certamente il costo c'è, così come avrebbe un costo detassare gli incrementi di produttività". "Complicata" appare al docente e prorettore della Luiss anche l'ipotesi della staffetta generazionale. "Non si tratta solo di reperire i soldi per coprire i contributi del lavoratore anziano che va in part time -dice Reichlin- ma qui entra in gioco anche un fatto culturale. Il lavoratore a pochi anni dalla pensione dovrebbe accettare uno stipendio dimezzato. Difficile che si scelga questa opzione".

Un aiuto finanziario potrebbe venire dall'Europa, cui il premier Letta ha appena strappato la promessa di un Consiglio sull'occupazione. "E' un'ipotesi possibile - dice Reichlin- ma solo a costo di forti condizionalità, è bene saperlo". "Intanto bisogna vedere se questo governo sarà così forte da rassicurare i partner europei sulla concessione di finanziamenti diretti e poi -conclude- significa comunque mettersi nelle mani dell'Europa, che metterebbe paletti rigidi: riforme strutturali, mantenere barra ferma sul bilancio, riduzione drastica della spesa pubblica".