Settimana decisiva per la riforma della pubblica amministrazione. La legge delega, attualmente in Senato, è ormai al voto finale, con molti temi ancora in discussione: la riorganizzazione della dirigenza, il taglio delle partecipate pubbliche, il riordino dei servizi locali, le nuove misure sui licenziamenti. Ma non si escludono anche sorprese dell’ultima ora, come l’emendamento sulla staffetta generazionale. Stavolta è una versione “soft”, visto che l’ipotesi era stata già presentata in Commissione Affari costituzionali, ma non aveva passato il vaglio del controllo sulle coperture (operato dalla Commissione Bilancio). La proposta ora è stata corretta secondo quei vincoli economici, e potrebbe quindi essere approvata.

La staffetta generazionale ha il suo cardine in un patto di solidarietà tra padri e figli. Il meccanismo è semplice: i dipendenti pubblici vicini alla pensione vanno in part time, in cambio vi è l’assunzione anticipata di giovani. I lavoratori in part time, però, dovrebbero continuare a pagarsi i contributi come se fossero a tempo pieno, e questo è sicuramente un ultimo aspetto da affrontare. Primo firmatario dell’emendamento è il senatore Hans Berger (Gruppo per le autonomie), mentre governo e ministro Madia non hanno mai nascosto di essere favorevoli alla misura.

Entrando nello specifico, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, l’emendamento introduce la “facoltà per le amministrazioni pubbliche di promuovere il ricambio” mediante “la riduzione su base volontaria e non revocabile dell’orario di lavoro e della retribuzione del personale in procinto di essere collocato a riposo” (ossia i cosiddetti pre-pensionabili, “garantendo attraverso la contribuzione volontaria a integrazione l’invarianza di risorse”. In altre parole: quello che manca alla copertura totale, deve metterlo il lavoratore. Una soluzione che rischia di rendere inefficace la misura, ma che, almeno finora, sembra l’unica ad assicurare le necessarie compatibilità economiche.