Amnesty International Italia e Voci per la Libertà hanno annunciato le dieci canzoni candidate quest’anno nella sezione Big. Un riconoscimento che va a brani sul tema dei diritti umani pubblicati da artisti noti della musica italiana nell'anno precedente. Il premio, nato nel 2003 e decretato da una giuria composta anche da giornalisti, conduttori radiofonici, televisivi e addetti ai lavori, verrà assegnato durante la prossima edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, in programma dal 17 al 19 luglio a Rosolina Mare (Rovigo). Per la sezione Emergenti del Premio, invece, c’è ancora tempo per iscriversi, fino al 4 maggio, consultando il bando su www.vociperlaliberta.it.

Ecco le dieci canzoni finaliste:

BRUNORI SAS – AL DI LA’ DELL’AMORE

La canzone è uscita a settembre del 2019, per anticipare l’arrivo dell’album “Cip!”. Scritto insieme ad Antonio Dimartino, il brano parla della politica 4.0 al tempo dei social network, nell’epoca del disincanto e di quelle che Spinoza avrebbe chiamato le passioni tristi.

NICCOLO’ FABI – IO SONO L’ALTRO

Dopo il bellissimo “Una somma di piccole cose”, sembrava difficile fare meglio. E invece l’ultimo album di Niccolò Fabi, “Tradizione e Tradimento”, è un altro piccolo gioiello di introspezione e un invito all’autocritica che nessun ascoltatore potrà rifiutare. “Io sono l’altro” invita, con delicatezza, a mettersi nei panni di chiunque non siamo noi.

LEVANTE – ANDRA’ TUTTO BENE

“Andrà tutto bene” è contenuto nell’album 2019 di Levante “Magnamemoria”. La cantautrice siciliana parla con coraggio di Stefano Cucchi, di immigrazione e delle ingiustizie quotidiane a cui assistiamo. Con una domanda che lascia l’amaro in bocca: Questo è il futuro che sognavi per te?

FIORELLA MANNOIA – IL PESO DEL CORAGGIO

“Ognuno ha i suoi diritti e ognuno ha la sua schiena” canta Fiorella Mannoia in questo pezzo che parla di dignità umana, della responsabilità delle proprie scelte e del peso del coraggio, come dice il titolo della canzone. L’album è “Personale”.

MOTTA – DOV’E’ L’ITALIA

Con questo pezzo Motta saliva sul palco dell’Ariston nel 2019, in un’edizione che mai come prima ha visto arrivare a Sanremo i cantautori indie. È il flusso di coscienza di un uomo in un paese che non è fatto per i giovani. Vale l’ascolto anche nella versione feat. Nada, contenuta nell’album “Motta dal vivo”.

WILLIE PEYOTE - MOSTRO

Passa il coltello nella piaga e prende in giro senza esclusioni di colpi il rap ironico e sagace di Willie Peyote, nell’album “Iodegradabile” e in questo pezzo, che parla dei nuovi mostri. Quelli di oggi.

DANIELE SILVESTRI – QUALCOSA CAMBIA

La terra sotto i piedi è un album bello, che ricorda molto il Daniele Silvestri dei primi dischi, in ogni canzone. “Qualcosa cambia” parla di resilienza, di una nuova Resistenza. Della voglia di credere ancora nella possibilità di un mondo migliore, che uniti si fa la forza e non si deve mollare.

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – LAVORARE PER IL MALE FEAT. PIERPAOLO CAPOVILLA

Il pezzo mette insieme il sarcasmo intelligente dei Tre Allegri Ragazzi Morti con quello del frontman del Teatro degli Orrori, per parlare di lavoro in maniera crudele: i capitani d’azienda, i lavoratori, la sintesi di un’eredità industriale. La canzone, non a caso, è uscita il primo maggio.

MARGHERITA VICARIO – MANDELA

Cantante, attrice e figlia d’arte, Margherita Vicario parla e canta su questo pezzo per prendere in giro con leggerezza, ma non troppo, tutti i più comuni stereotipi e pregiudizi sul razzismo.

THE ZEN CIRCUS – L’AMORE È UNA DITTATURA

“Vivi si muore 1999-2019” è il primo album raccolta degli Zen Circus, uscito in concomitanza con il Festival di Sanremo ’69, dove hanno portato “L’amore è una dittatura”, una canzone che il gruppo stesso ha definito politica. Un pezzo che parla di quanto si possa essere soli in mezzo alla gente, se comunicare non è più tanto facile.