È totale l’adesione dei lavoratori del porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria) allo sciopero generale. Indetta per venerdì 30 ottobre, l’astensione dal lavoro è stata anticipata a oggi (giovedì 29), in seguito alla notifica della programmazione della cassa integrazione per il prossimo mese. A partire dalla serata di mercoledì 28, infatti, centinaia di operai hanno ricevuto un sms con i quali gli veniva comunicata la collocazione in cassa integrazione. Nel corso della notte (tra mercoledì e giovedì), a partire dal primo turno, la decisione di bloccarsi. L’adesione dei portuali allo stop delle attività di movimentazione dei container nei piazzali è stata totale: il 100 per cento sia nel primo turno (dall’una di notte alle sette di mattina) sia nel secondo (dalle sette alle tredici).

Scopo della protesta è richiamare l'attenzione del governo sulle criticità che stanno vivendo il terminal e il sistema produttivo dell'area. I sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl) chiedono alle istituzioni di dare vita a un tavolo nazionale per pianificare investimenti produttivi, rilanciare l'area industriale e lo sviluppo del territorio. I sindacati, inoltre, chiedono anche il taglio strutturale delle tasse di ancoraggio e la riduzione delle accise sul bunker, oltre a contestare la scelta del lungo commissariamento dell'Autorità portuale.

Allo sciopero ha aderito anche la Fiom Cgil della Calabria. “La drammatica condizione economica e sociale della regione peggiora di giorno in giorno perfino rispetto alle altre regioni meridionali, come dimostrano i dati resi noti nel Rapporto Svimez 2015 sull'economia meridionale” si legge in un comunicato: “Ciò conferma la gravissima responsabilità del governo nazionale per la sue scelte scellerate di abbandono e disinteresse verso la Calabria”. In questo quadro il porto di Gioia Tauro, scrive la Fiom, per davvero “assurge a simbolo delle potenzialità tradite e dell’assenza totale di una programmazione industriale e di politiche concrete di sostegno alla sua crescita. Per assicurare un futuro produttivo alla regione serve quindi invertire questo declino. Anzi, tale condizione rende quasi impossibile la tenuta di quel gracilissimo apparato industriale esistente”.

Il porto di Gioia Tauro, continua il comunicato, anche per le “gravi responsabilità delle classi dirigenti regionali e locali, pur avendo avuto dinamiche di sviluppo avulse dal rapporto con il territorio regionale ha sempre rappresentato un punto di riferimento per la crescita economica, sociale e civile della regione. Per questo attribuiamo alla vertenza in atto una valenza generale”. In conclusione, la Fiom Cgil sottolinea che “difendere il lavoro e i lavoratori, allargare la funzione logistica e industriale dell'area del retroporto, rafforzare e rendere ordinaria la ‘governance’ del sistema portuale regionale con al centro Gioia Tauro, sono priorità assolute”.