Intervenire sulla governance dei porti non convince i sindacati, che non la considerano una necessità incombente. A dirlo, senza giri di parole, sono il segretario confederale Vincenzo Colla e il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo. I sindacati, d’altro canto, vorrebbero conoscere “quali sono le reali intenzioni del ministro Toninelli rispetto al settore portuale”.

Le recenti e frequenti esternazioni del governo sull’ipotesi di riaprire il dibattito sulla riforma, modificando probabilmente la natura giuridica delle Autorità di sistema portuale in Spa pubbliche, preoccupano i due dirigenti sindacali “sia sul merito che sul  metodo” e, a loro dire, non rappresentano “una priorità di intervento che invece deve essere quella di dare risposte concrete a Genova per ricreare le condizioni prima del crollo del ponte Morandi e di restituire al porto affidabilità e prospettiva”. Inoltre, se fosse confermato, “sarebbe irricevibile, in un’ottica di sistema, un decreto che toglie risorse ad altri porti per sostenere gli interventi volti a restituire dignità e lavoro a Genova”.

“Invece il ministro Toninelli – chiede Colombo della Filt Cgil – deve vigilare affinché la riforma adottata definitivamente con il decreto 232/2017, concernente le autorità portuali, venga regolarmente applicata per non creare condizioni di crescita nel Paese a più velocità che indurrebbe, di certo, una concorrenza spietata all’interno dello stesso e scaricherebbe i suoi effetti negativi sul lavoro”.

Per i sindacati è quindi urgente riprendere il cammino tracciato “senza inciampare in lobby, purtroppo sempre più attive, portatrici di interessi particolari e non collettivi. I ritardi attuativi della norma – prosegue il dirigente nazionale della Filt – li abbiamo addebitati alle ‘autarchiche’ interpretazioni di alcuni presidenti di AdSP e abbiamo rappresentato l’insoddisfazione dei lavoratori, proclamando la mobilitazione nazionale dei portuali e marittimi lo scorso 11 maggio. Efficientamento del sistema, favorire la fluidità di merci e persone, competitività davanti alle sfide globali sono doveri che non permettono distrazioni o frenate brusche”.

Questo il tracciante attuale – afferma infine Colombo – da perseguire e dopo, ma solo dopo, saremo in grado di giudicare, capire dove migliorare e soprattutto con quali interlocutori”.