Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, è conosciuta come sede dell’indotto industriale più grande e importante del Mezzogiorno. Come tutto il paese ha dovuto subire le conseguenze di una crisi economica e sociale senza precedenti, i cui esiti continuano ancora a produrre disoccupazione, ma soprattutto disagio psichico. Negli ultimi cinque anni il gruppo Fiat ha più che dimezzato i posti di lavoro (si è scesi da 12 mila a 5 mila addetti): l’indotto è stato messo in ginocchio, i settori commerciali e i servizi sono andati in disfacimento. Queste difficoltà hanno avuto ripercussioni serie sulla vita sociale e relazionale delle persone, evidenziando il nesso tra crisi e aumento delle malattie mentali.

L’Unità operativa di salute mentale (Uosm) di Pomigliano d’Arco sempre più spesso è stata impegnata
e coinvolta in dinamiche segnate dallo stesso comune denominatore: la perdita del lavoro o la paura di perderlo. Dinanzi a tale scenario si doveva reagire, costruire qualcosa, dare un segnale di speranza, di cui tanti ormai erano divenuti orfani. Nasce così l’idea di dare vita al “Centro di ascolto lavoratori di Pomigliano d’Arco” (presso il Centro “Borsellino”, in via Locatelli 27) che diviene operativo attraverso la collaborazione della Direzione generale della Asl Napoli 3 Sud e del Comune di Pomigliano, e la partecipazione determinante di Cgil, Cisl e Uil napoletane. Tra questi attori, infatti, viene siglato un protocollo d’intesa, con relativo atto deliberativo nel giugno 2013. Vicinanza e sostegno arrivano anche dalla Diocesi di Nola, in particolare dal vescovo Beniamino Dipalma e dal responsabile della Pastorale del lavoro Aniello Tortora. L’inaugurazione avviene l’8 ottobre 2013.

Il Centro non è un ambulatorio né uno studio medico, ma un luogo per accogliere le istanze
, le esperienze, i disagi di chi vive la sofferenza originata dalle precarie condizioni lavorative, oppure è disoccupato e si ritrova smarrito e disorientato. Il servizio è totalmente gratuito: non si effettuano prescrizioni mediche proprio perché non si tratta di “pazienti”, ma di persone che hanno bisogno di essere ascoltate. Finora ci hanno contattato circa 200 persone, prevalentemente d’età compresa tra 35 e 50 anni, con sintomatologia a carattere depressivo-ansioso e presenza di attacchi di panico; una percentuale significativa è costituita dai familiari (soprattutto donne) delle persone rimaste senza lavoro.

Intorno al Centro è nata una rete di protezione e sostegno sociale
composta da medici di base, istituzioni locali, mondo della scuola e dell’università, parrocchie, volontariato, che porta con sé attività e iniziative. È in fase di allestimento, ad esempio, un “osservatorio” sul disagio lavorativo e disturbi correlati, che verrà realizzato avvalendosi dell’esperienza di analoghe realtà extra regionali. E stiamo promuovendo una serie di incontri (il primo si è tenuto in marzo, il prossimo sarà in giugno), cui partecipano anche rappresentanti delle imprese, per far sì che questa nostra iniziativa sia un “cantiere della speranza”, e che Pomigliano d’Arco possa diventare un laboratorio sperimentale regionale su cui convogliare innovative ipotesi di crescita e sviluppo.

* operatore sanitario Uosm Asl Napoli 3 Sud