Il cementificio di Pescara chiude definitivamente i battenti. Da oggi 25 maggio per i 34 dipendenti che ancora lavorano nello stabilimento di via Raiale significa cassa integrazione a zero ore e poi licenziamento
A dare la drammatica notizia è stato il segretario generale della Fillea Cgil di Pescara Massimo Di Giovanni come riportato dal quotidiano il Centro.

“Il 19 maggio scorso, al ministero del Lavoro è stata dichiarata, da parte di Sacci spa, la cessazione dell`attività del cementificio di Pescara. La decisione è scaturita nell`ambito del ritiro della procedura di mobilità per licenziamento collettivo riguardante gli stabilimenti che producono cemento, quali Castelraimondo (Macerata), Pescara, Livorno, la sede di Roma, nonché gli impianti di divisione calcestruzzi”


"Il cementificio di Pescara non ha ricevuto lo stesso trattamento degli altri", ha aggiunto il sindacalista "a differenza di quelli di Macerata, Livorno e sede di Roma che hanno avuto la cassa integrazione guadagni in deroga per 5 mesi e 12 mesi di cassa integrazione guadagni straordinaria con casuale crisi aziendale. Ha ottenuto la Cigs per 12 mesi ma, purtroppo, per cessazione di attività".

“Per agevolare l`uscita dei lavoratori, è stata prevista "un`indennità di 3mila euro per chi volesse, entro 120 giorni, accedere alla mobilità. La direzione Sacci - ha osservato Di Giovanni - non ha voluto, nonostante vi fossero possibilità tecniche per farlo, far rientrare anche il cementificio di Pescara in una Cigs per crisi aziendale, come è stato fatto per altri stabilimenti"

Da qui le critiche del sindacalista "le istituzioni, ossia coloro che hanno responsabilità di governo a vari livelli - ha sottolineato il segretario Fillea - forse, avrebbero dovuto farsi sentire di più, ma così non è stato". E poi un appello: "A questo punto riteniamo che le istituzioni, auspicando che almeno questa volta si facciano sentire di più, ossia Asl, Regione, Comune, dovrebbero adoperarsi immediatamente, per quanto di loro competenza e responsabilità, alla verifica della messa in sicurezza, nonché all’eventuale bonifica dell’impianto. Riteniamo - ha concluso - che si sia chiusa una tristissima pagina per i lavoratori, da parte di una società che vuole tentare, tramite il concordato preventivo, di riportare in bonis il gruppo."