A Perugia, al Palazzo Donini, si è svolto il “tavolo istituzionale” sulla vertenza Perugina-Nestlé. Davanti al palazzo della Regione un gruppo di lavoratori della fabbrica di cioccolato ha dato vita ad un presidio contro gli esuberi. A distanza di un anno, l'azienda ha infatti deciso di rimettere in discussione il piano di rilancio dello stabilimento di San Sisto. I sindacati temono soprattutto tagli al personale e chiedono pertanto la riapertura di un tavolo di crisi. 

Nel corso del tavolo, al quale hanno preso parte anche il sindaco di Perugia, Andrea Romizi e la presidente della Regione Catiuscia Marini, Nestlè, prendendo la parola per prima, ha confermato i tagli. Secondo le intenzioni dell'azienda, quindi, alla fine della cigs (giugno 2018) per 340 lavoratori si aprirebbe la strada della ricollocazione, o all'interno del gruppo (Benevento e Portogruaro) o con un procedimento di "outplacement", parola inglese che dovrebbe addolcire il concetto di fuoriuscita dal perimetro del gruppo. La replica dei sindacati è stata ferma sulla necessità invece di trovare strade alternative al ridimensionamento della fabbrica. "Serve tempo e abbiamo la possibilità di prendercelo - hanno detto i rappresentanti di Flai, Fai e Uil e la Rsu - quindi non vogliamo parlare di numeri, ma di prospettive di crescita e sviluppo, che sono poi gli obiettivi del piano".

Intanto i lavoratori sono scesi in piazza. La decisione di dar vita ad un presidio è emersa dalla prima assemblea che si è tenuta mercoledì scorso in fabbrica a San Sisto, alla quale hanno partecipato circa 400 lavoratori. “I lavoratori sono naturalmente preoccupati – spiegano i sindacati – ma sono anche compatti nella volontà di respingere l’idea balsana di Nestlé che vuole fare della fabbrica simbolo del cioccolato in Italia una ‘fabbrichetta da sottoscala’”.