“Se abbandonati a loro stessi i lavoratori delle forze di polizia possono ammalarsi. Occorre intervenire con un lavoro d’équipe, mettendo assieme datori di lavoro, medici, psicologi e tutti coloro che si occupano di salute e sicurezza. Ma soprattutto occorre agire culturalmente: i temi dello stress lavoro correlato, della depressione, del burn-out vanno portati alla luce, altrimenti le loro evoluzioni possono essere a livello individuale molto negative”. A parlare è Sergio Garbarino (neurologo, docente dell'Università di Genova e medico capo del Servizio sanitario della Polizia di Stato), autore assieme al criminologo Francesco Carrer del volume “Lavorare in polizia: stress e burn-out”, edito da Franco Angeli. L’esperto di fama internazionale è oggi (28 aprile) tra i relatori del seminario “Lo stress lavoro-correlato: impatto sul benessere e la salute nelle forze di polizia europee e sulla percezione di sicurezza dei cittadini”, organizzato a Roma dal Silp e dalla Cgil (presso il Centro congressi Frentani) nell'ambito della Giornata mondiale per la salute e sicurezza.

L’iniziativa annovera un parterre d’eccezione. Partecipano infatti il capo della Polizia Alessandro Pansa, Johannes Siegrist (docente dell’Università di Düsseldorf, studioso del fenomeno stress a livello mondiale), Nicola Magnavita (docente di Medicina del lavoro dell’Università Cattolica di Roma), Fabrizio Ciprani (docente dell’Università La Sapienza di Roma e dirigente superiore medico della Direzione centrale di Sanità della Polizia di Stato). Le conclusioni sono affidate al segretario confederale della Cgil Gianna Fracassi.

Rassegna Il seminario organizzato dal Silp Cgil sta registrando una notevole attenzione da parte dei media e della comunità scientifica. Qual è la sua importanza?

Garbarino Con quest’iniziativa realizziamo un fondamentale balzo in avanti di civiltà nel mondo del lavoro. Per la prima volta, e alla presenza delle massime autorità delle forze di polizia, si parla in modo chiaro di un argomento che per molti anni, e per varie ragioni, è stato tenuto nell’oscurità. E se ne parla in maniera globale e in termini scientifici, che hanno il vantaggio di essere operativi, offrendo cioè la possibilità di migliorare realmente la vita lavorativa dei poliziotti. Un cambiamento culturale, insomma, fondato sul principio di voler trattare la psiche, il cervello, alla stregua di un qualsiasi altro organo del nostro corpo.

Rassegna In cosa consiste il “rischio stress” per i lavoratori della polizia?

Garbarino Lo stress è, assieme ad altri fattori, all’origine delle patologie più disparate: non solo il burn-out (che è tipico delle “professioni di aiuto”) o le malattie psichiatriche, ma anche delle malattie croniche del nostro tempo come quelle cardiovascolari e neoplastiche. Più in generale, occorre dire che tutta la letteratura internazionale ha sancito da tempo che la categoria professionale delle forze di polizia risulta ai primi posti fra quelle maggiormente interessate dallo stress-lavoro correlato. A questo proposito, lo “Health and Safety Executive: Self-reported work-related illness and workplace incurie in 2008/09. Results from the Labour Force Survey” indica che le professioni del settore sicurezza sociale e difesa sono quelle maggiormente interessate da questo fenomeno.

Rassegna Il volume da lei scritto, assieme a Francesco Carrer, ha l’indiscutibile merito di aprire una discussione su un tema, come ha detto prima, che “è stato tenuto nell’oscurità”.

Garbarino Lo facciamo, se così si può dire, un po’ “alla Piero Angela”, nel senso che è un libro di divulgazione scientifica. E senza il timore di affrontare temi scottanti, come può essere il suicidio, vista anche la peculiarità di lavoratori dotati di un’arma. Nel volume trattiamo l’intera materia partendo dalle esperienze internazionali per arrivare poi a quelle del nostre paese. E qui riscontriamo, ad esempio, che nel momento dell’ingresso nelle forze di polizia il singolo operatore è una persona più stabile e più solida, dal punto di vista psichico, della popolazione generale. I continui urti della vita lavorativa quotidiana, però, lo portano a elaborare individualmente queste criticità che di volta in volta emergono dal proprio lavoro, e qui talvolta le cose si complicano molto.

Rassegna Quali sono questi “urti”?

Garbarino Il lavoro del poliziotto racchiude in sé una molteplicità di fattori difficilmente presenti in altre realtà professionali: dagli orari di lavoro al coinvolgimento personale e dei colleghi, dai pericoli e rischi individuali all’interrelazione con fasce problematiche della popolazione, dai rapporti con le vittime alla gestione degli incidenti gravi e della morte, dall’impiego dell’arma da fuoco all’impatto dell’attività lavorativa sulla famiglia e sulla vita privata. Una situazione che si è andata aggravando negli ultimi decenni a causa delle sempre più numerose manifestazioni di protesta a carattere violento, dei pericoli connessi alle forme di terrorismo globale, ancorché alla gestione dei problemi relativi al fenomeno epocale dell’immigrazione verso l’Europa.

Rassegna Il libro ha un carattere scientifico, ma il suo intento sembra culturale: voler favorire una presa di coscienza collettiva. È così?

Garbarino Il nostro intento è proprio questo: aumentare la consapevolezza da parte di tutti del rischio stress per questi lavoratori. La prevenzione dello stress è oggi una realtà anche nelle forze di polizia: abbiamo quindi la possibilità di istituire strategie preventive che concretamente possano irrobustire le capacità di difesa da questo rischio, che è il più importante e il più insidioso per gli operatori di polizia. Strategie ancor più necessarie in considerazione del fatto che il benessere psico-fisico e la salute di questi lavoratori rappresenta una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza di ogni paese democratico.