Open data, una parola che mette insieme inglese e italiano e che non è solo uno strano ma riuscito connubio linguistico, ma è soprattutto la possibilità, grazie alla Rete, di condividere dati che altrimenti resterebbero confinati in archivi cartacei e computer.

Ancora più interessante è quando a recepire questa modalità sono le istituzioni. A quasi due mesi dalla creazione di OpenCoesione, www.opencoesione.gov.it (nato ufficialmente il 17 luglio), progetto di open data del Ministero per la Coesione Territoriale che fa capo a Francesco Barca, si cominciano a fare i conti e a capire come effettivamente gli italiani reagiscano al fatto di avere a disposizione una piattaforma attraverso cui controllare i progetti che sono stati finanziati e vedere a che punto è la loro attuazione.

Ma come funziona? Basta collegarsi sul sito dove finora sono stati monitorati 467.257 progetti, per un salvadanaio totale di 33,4 miliardi di euro a disposizione appunto di questi progetti e di cui al momento è stata spesa neanche la metà, ossia 14,4 miliardi di euro. E questo fa sicuramente pensare visto che il ciclo di programmazione previsto dalla UE è dal 2007 al 2013 e quindi in poco più di un anno i soldi andrebbero spesi.

I dati, aggiornati al 31 dicembre, si riferiscono a progetti in programmi cofinanziati con Fondi Strutturali Europei come il Fondo sociale europeo, Fondo europeo per lo sviluppo regionale e Fondo per lo sviluppo e la coesione. È notizia del 12 settembre che agli oltre 400mila progetti monitorati si sono aggiunti dati relativi ad altri 6mila progetti, che hanno a che fare con quest’ultimo fondo nazionale.

“Il sito, primo esperimento italiano di questo tipo, è diviso in grandi categorie: natura, temi e territori” ci spiega Lucio Colavero, consulente per la Comunicazione Istituzionale e le reti sociali del Ministro. “Ma le ricerche possono essere avviate in altri modi e per soggetti coinvolti (programmatori e attuatori); si può navigare usando la mappa geografica o il form di ricerca con l’inserimento di un codice di avviamento postale”. “I dati”, continua Colavero, “non sono solo visibili online ma possono anche essere scaricati come file csv e questo per agevolare studiosi e ricercatori. Gli aggiornamenti entreranno a regime entro fine 2012”.

OpenCoesione ha poi il pregio di aggiornarsi “quasi da solo”: “I dati vengono, secondo quanto previsto dalla legge, inseriti ogni due mesi dalle amministrazioni che gestiscono i fondi e pubblicati sul portale a distanza di circa 3 mesi”.

Le reazioni alla piattaforma open data sono state positive: stando ai primi numeri diffusi qualche giorno fa, nella prima settimana di vita il sito ha avuto 13mila visite e 100mila sono state le pagine viste con una durata media di 5 minuti. “Il portale è nato per durare e c’è stata molta curiosità nei suoi confronti oltre a molte domande tecniche. Adotta una tecnologia prodotta da una ditta esterna ed è interamente open source”.

E se volete utilizzare i dati? Nessun problema: sono tutti condivisibili sotto licenza Creative Commons 3.0. E viste le intenzioni con cui è partito il progetto, non può che essere così.