Oggi un tavolo di crisi deciderà il destino della Omas, vanto bolognese delle penne di lusso, sul mercato da novant'anni. Si tratta di un salvataggio al fotofinish, come racconta il quotidiano il Resto del Carlino. Se nelle prossime 72 ore non succederà nulla, lunedì un cda già convocato nello stabilimento di zona e Roveri deciderà la messa in liquidazione dell'azienda. Da quel momento in poi la storia produttiva della Omas, dopo novant'anni, sarà un capitolo chiuso e i 17 dipendenti rimasti, di cui molte le donne, potranno dire addio al posto di lavoro. Una decisione che fino a ieri era considerata irrevocabile dalla proprietà, il gruppo cinese O-Luxe', che ha socio di minoranza al 10% Louis Vuitton. Anche se nel 2013 una cassa integrazione straordinaria e poi, l'anno scorso, la mobilità volontaria di circa la metà di 30 dipendenti aveva rimesso in sesto i conti. E anche se da tempo, di fronte alla scelta dei cinesi di scrivere la parola fine sullo stabilimento bolognese, un gruppo di dipendenti e manager interni che crede nelle possibilità del marchio si è offerto di acquistare il ramo d'azienda.
"Una proposta che l’amministratore delegato Bryan Lee non ha mai formalmente preso in considerazion – denuncia Marco Grandi, della Filctem-Cgil –. Sembrerebbe ci siano diverse proposte d'acquisto del marchio pervenute ai cinesi. Segno evidente che l'azienda, pure in crisi, resterebbe appetibile. Ma sono proposte che la proprietà non ha mai formalizzato ufficialmente al sindacato". Più esplicito Roberto Guarinoni, segretario generale di Filctem-Cgil, che denuncia “una resistenza evidente, da parte della proprietà, ad accettare la proposta d'acquisto fatta dai dipendenti di Omas. Perché allora questo silenzio? C'è il rischio fortissimo che si voglia sfruttare il marchio, magari altrove, e non tutelare il lavoro dei dipendenti. E su questo che vigileremo ed è per questo che abbiamo voluto richiamare l'attenzione delle istituzioni sulla vicenda”.
Omas: ore decisive per la storica azienda
13 novembre 2015 • 09:02