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Sabato scorso, il 24 maggio, i dipendenti della Network Contacts sono saliti sul tetto della fabbrica e lo hanno simbolicamente occupato, accendendo dei lumini da cimitero. “Già, perché perdere il lavoro in Calabria equivale a essere morti” commenta Alberto Ligato, segretario generale della Slc Cgil Calabria. È con lui che ricostruiamo le tappe della triste vicenda che ha portato all’annuncio di licenziamento per novanta lavoratrici e lavoratori della sede di Crotone.
La commessa per Poste Italiane
“Un'azienda in crescita e costantemente alla ricerca di lavoratori dinamici”: è così che si autodefinisce sul proprio sito la società che si occupa di customer care attraverso la gestione di importanti commesse, tra cui, nel caso di Crotone, quella di Poste Italiane. Talmente tanto dinamici devono essere questi lavoratori che a fine marzo è stato comunicato loro che avrebbero dovuto lasciare il proprio posto nell’azienda. “Una diminuzione dei volumi di lavoro, questa la motivazione data – spiega Ligato – difficile da ritenere credibile”.
Cronaca di una crisi annunciata (o inesistente)?
La sede di Crotone, infatti, fornisce tramite call center tutta una serie di servizi al cliente di primaria importanza, dall’assistenza sullo Spid al disbrigo di altre pratiche telematiche. Di certo, non si tratta di servizi residuali. Se e quanto la crisi annunciata dall’azienda sia parte di un effetto domino partito da Poste Italiane, non è dato sapere, e sarebbe una supposizione puramente accidentale. Certo è che la stessa Poste è nell’occhio del ciclone, a causa di un processo di privatizzazione e riorganizzazione che sta portando a una drastica riduzione di sportelli e servizi sul territorio.
Lo sciopero, 3 giugno
Il 3 giugno saranno infatti proprio i dipendenti di Poste a scendere in piazza per uno sciopero generale. Lo stesso giorno in cui si fermeranno i lavoratori della Network Contacts. Dietro l’angolo è invece l’incontro in Regione per la questione dei licenziamenti annunciati dal call center a Crotone. “Abbiamo avviato le procedure di raffreddamento – dice il segretario della Slc - ovvero tutta quella serie di pratiche che potrebbero servire a scongiurare lo sciopero. Ma non è detto che ci riusciremo”. Il condizionale è d’obbligo, vista la data del 29 maggio, in cui si deciderà il destino di novanta persone oggi nel limbo.
L’incontro in Regione, 29 maggio
“Ci auguriamo di trovare una strada che porti alla chiusura in senso positivo della situazione, magari attraverso ammortizzatori sociali, incentivi all’esodo – dice Ligato - Se non dovessimo uscire soddisfatti dall’incontro, la data dello sciopero c’è. Così come quella in cui incontreremo i lavoratori in assemblea, ovvero il 30 maggio”.
La crisi dei call center: in Calabria una ferita aperta
La crisi dei call center che attraversa tutto il territorio nazionale ha, in Calabria, il suo punto di caduta più drammatico. Una regione in cui l’emorragia (più che la fuga) di cervelli è stata tamponata da pochi espedienti, tra cui proprio i call center. Prima la Abramo, poi la System House (che con la clausola sociale aveva assorbito i dipendenti della prima). Infine, la Network Contacts. Tre call center che in vent’anni hanno dato lavoro a intere famiglie calabresi. “Ci sono full time, ci sono genitori, ci sono coppie che lavorano entrambi lì dentro. – commenta Ligato, con non poca amarezza – Crotone è una delle provincie con il più alto tasso di disoccupazione di tutta Italia. Avere un lavoro a tempo indeterminato è stato un miracolo per questi ragazzi. Anzi ormai ex ragazzi, perché in queste aziende ci sono cresciuti”.
Crotone unica sede a licenziare
Poste ha assegnato la commessa alla sede di Crotone circa un anno fa, in tutta Italia sono circa dodici. Ma solo la sede calabrese ha annunciato i licenziamenti. “Viene da chiedersi come mai il calo improvviso dei volumi interessi solo la Calabria – conclude Licato, che ci lascia con una domanda – Un’azienda che fa utili miliardari come Poste Italiane, poi non riesce a reperire i volumi per 90 persone?”. A questo interrogativo qualcuno dovrebbe – e potrebbe – rispondere.