Savona e il lavoro: mai come in questo periodo la città della Torretta è stata in difficoltà. Le elaborazioni Cgil su dati Istat, presentate stamattina presso la Camera del lavoro, sono impietose: con 1.170 posti di lavoro in meno occupati, Savona è l’unica provincia ligure con segno negativo. Sul totale degli occupati (106.957, dati 2015, ultima rilevazione Istat disponibile), il dato peggiore è quello relativo all’industria, dove dal 2008 gli occupati sono scesi del 17,8%, attestandosi a circa 25.000 unità, e se si analizza ancora più a fondo il comparto, l’industria in senso stretto perde in un solo anno ben 2.657 occupati (- 20,2% sui 13.179 del 2014).

L’unica nota positiva è rappresentata dalle costruzioni, settore in cui, grazie agli occupati indipendenti, il numero totale sale di 1.172 unità. Nei servizi, comparto in cui viene conteggiato anche il turismo, l’occupazione è ferma al palo: + 0,6%, dopo quattro anni di cali (+ 455 occupati su 82.226 totali), e sempre grazie agli indipendenti (+ 1.9% sul totale di 26.300). Ed è proprio su questo che Giulia Stella, segretaria generale della Cgil locale, punta il dito: “Nell’anno boom del turismo ligure e degli sgravi alle imprese, gli occupati crescono di sole 59 unità: è evidente che il settore, seppur fondamentale, non è in grado, da solo, di produrre ricchezza; perciò, non si può lasciare che il tessuto produttivo industriale savonese, che occupa migliaia di persone, sia lasciato allo sbando; occorre responsabilità d'impresa e decisioni della politica sul futuro produttivo di questo Paese”.

Il tasso di disoccupazione locale è, seppur di poco, più alto della media ligure (9,2%), attestandosi nel 2015 al 9,4%. Le persone che cercano un impiego sono un piccolo esercito: 11.077, di cui 6.288 maschi e 4.789 femmine. Da ricordare, infine, che tra gli occupati vengono conteggiati anche i cassintegrati, i quali sovente occupati o non lo sono sempre o lo sono solo in parte. Anche in questo caso, secondo i dati Inps, Savona si conferma eccezione al calo ligure nel ricorso alle varie forme di ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga), con più di quattro milioni di ore richieste nel 2015 (+ 8,8%). Di queste, quasi i tre quarti sono state utilizzate nelle attività manifatturiere, il 9% nelle costruzioni, il 7 nei trasporti, il resto nel comparto gas-acqua-energia, commercio, servizi.

“Se una provincia come Savona mostra contemporaneamente i dati peggiori sia nell’occupazione sia nelle integrazioni salariali – spiega Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio economico Cgil Liguria –, significa che le crisi sono ancora acute, soprattutto se si concentrano in un territorio così ristretto e coinvolgono direttamente un pezzo significativo dell’occupazione dipendente. Con l’abuso dei voucher, non esiste qualità del lavoro e nella diversificazione dell’offerta turistica il Savonese (tranne poche, lodevoli eccezioni) appare molto più in difficoltà delle altre province liguri. Un utilizzo sensato delle risorse comunitarie dei vari fondi dell’Unione europea può sostenere investimenti e sviluppo territoriale, soprattutto nel settore agro-alimentare, e creare riscontri in valore aggiunto e occupazione. Però bisogna scegliere e bene. Ma soprattutto, in fretta”.