La battaglia dei 97 dipendenti della Ceme di Carugate (Milano), iniziata nel giugno scorso, è finita. È purtroppo fallito il tentativo di accordo tra sindacati e azienda che si è tenuto lunedì 21 agosto presso la sede della Regione Lombardia. Il gruppo, attivo nella produzione di valvole e pompe per l'industria, ha infatti confermato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento dei 90 operai e sette impiegati (di cui 62 donne), rifiutando le proposte di Fiom Cgil e Fim Cisl che chiedevano il trasferimento di una parte consistente dei lavoratori nello stabilimento Ceme di Trivolzio (Pavia), magari avvalendosi anche dell’adozione dei contrati di solidarietà, e la ricollocazione dei lavoratori restanti presso aziende terziste, avendo però precise garanzie normative e contrattuali.

“È inaccettabile che un'azienda con bilanci floridi come la Ceme si comporti in maniera socialmente irresponsabile e decida di licenziare tutti i lavoratori di Carugate per dare il lavoro ad aziende terze e aumentare così i profitti. Se questi sono i comportamenti delle aziende più sane, cosa dobbiamo aspettarci in futuro da parte di quelle che sono in difficoltà?", affermano i segretari generali di Fiom Cgil (Roberta Turi) e Fim Cisl (Christian Gambarelli) di Milano. I responsabili sindacali denunciano anche i “comportamenti meramente formali da parte delle istituzioni, come se fosse ormai disdicevole schierarsi dalla parte della parte più debole, dei lavoratori. L'unica cosa che non viene mai messa in discussione è la totale libertà delle aziende di agire come meglio credono, anche a scapito della collettività”.

Fiom Cgil e Fim Cisl adesso passeranno alle vie legali. Ma intendono comunque continuare “a chiedere una soluzione occupazionale per i lavoratori della Ceme che saranno licenziati”. A settembre sarà organizzata una nuova assemblea pubblica a Carugate, come già fatto nel luglio scorso, cui “inviteremo a partecipare cittadini, forze politiche e sociali e tutti coloro che vogliono dare il loro contributo affinché questi lavoratori non siano lasciati soli. Questa è la solidarietà di cui abbiamo bisogno e non dichiarazioni roboanti che servono solo a dare lustro a qualche posizionamento politico”. Per i sindacati, infine, è necessario “impedire che in futuro si ripetano nuovamente vicende come quella della Ceme: la difesa del lavoro dignitoso e dei diritti dei lavoratori devono tornare in cima all’agenda della politica”.