Potremmo definirlo uno “scambio alla pari”: un lavoratore reintegrato, un licenziamento. Sta accadendo alla Natuzzi, l’azienda di Santeramo in Colle (Bari) leader nel campo del mobile imbottito. Il 23 novembre scorso la società ha comunicato il reintegro dei 154 lavoratori che hanno vinto la causa contro l’azienda per licenziamento illegittimo, nello stesso tempo ha però annunciato che a fargli spazio saranno altrettanti dipendenti degli stabilimenti di Puglia e Basilicata, che saranno così espulsi. Una decisione inaccettabile per Fillea Cgil e Feneal Uil, che hanno indetto per oggi (giovedì 7 dicembre) uno sciopero di otto ore dei 2 mila dipendenti, con presìdi davanti agli impianti produttivi.

La vicenda inizia il 13 ottobre 2016, con l’allontanamento di 330 lavoratori. Di questi, gran parte esce volontariamente mediante l’esodo incentivato, una quarantina accetta il trasferimento nella nuova società “New Comfort srl” che dovrebbe insediarsi nello stabilimento di Ginosa (che però ancora non ha iniziato l’attività, e il progetto sembra ormai naufragato), mentre i restanti 173 (da anni in cassa integrazione a zero ore) decidono di fare ricorso. Il Tribunale del lavoro di Bari, con sentenza poi confermata dalla Cassazione, per 154 dispone il reintegro in azienda, stabilendo l’illegittimità del licenziamento collettivo. Attualmente i 154, pur percependo lo stipendio, non sono stati reinseriti all’interno del ciclo produttivo.

E arriviamo a oggi. La Natuzzi, avvalendosi della legge 223 del 1991 (art. 17), dichiara anzitutto di procedere, dovendo reintegrare i 154 lavoratori, a licenziarne altrettanti. Inoltre, sospende il piano industriale e gli accordi per la ricollocazione nella newco di Ginosa, che prevedevano la riapertura dell’impianto e nuovi investimenti. Decisione che è stata formalizzata con una lettera inviata a ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Regioni Puglia e Basilicata, sindacati generali e di categoria territoriali, associazioni industriali di Bari, Taranto e Matera. In un comunicato l’azienda ha precisato che non si può parlare di “nuovi licenziamenti”, perché i 154 rientreranno “nel perimetro dei 1.918 collaboratori concordato con le organizzazioni sindacali negli accordi siglati il 3 marzo e il 10 ottobre 2015“.

“Il rilancio industriale passa dall’applicazione degli accordi sottoscritti un anno fa da Natuzzi. È necessario investire, realizzare il piano industriale, riaprire il sito di Ginosa. Lo spazio per fare tutto questo c’è, non farlo è una scelta deliberata del gruppo”. Così Francesco Bardinella, segretario generale della Fillea Cgil di Taranto, sottolineando che “l’azienda non può far ricadere sui lavoratori le sentenze dei tribunali, peraltro giuste, che hanno stabilito il reintegro di coloro che sono stati ingiustamente licenziati, dimostrando come l’azienda avesse torto su tutta la linea”. La Fillea si dichiara disponibile a “discutere con l’azienda soltanto se quest’ultima rispetta i patti, altrimenti la nostra mobilitazione e quella dei lavoratori non si fermerà. Chiediamo anche che le istituzioni intervengano per evitare che a pagare siano ancora una volta i lavoratori”.