“Viva la Cgil, viva la Filt, ma soprattutto viva Alessandro, che è stato e sarà sempre uno di noi”. Si è chiuso così, con tutta la platea in piedi con gli occhi lucidi, l’intervento di Vincenzo Colla all’XI congresso della Filt. Nel suo lungo intervento, durato 75 minuti, il segretario confederale si è posizionato sulle politiche del governo gialloverde, in particolare sulla libertà di stampa, sulla vicenda Diciotti, lo scardinamento della legge 194, sull’antifascismo, su Mimmo Lucano, sostenendo che si tratta di scelte di destra inaccettabili, perché minano i diritti delle persone. “Siamo contrari a tutto questo, perché democrazia, diritti, uguaglianza, accoglienza, solidarietà e sviluppo fanno parte del patrimonio della Cgil, che da sempre dà voce a quella maggioranza democratica che sta in silenzio. Non siamo un popolo liquido, ma una moltitudine di gente che è viva e che contratta”.

 

“Vedo una destra che avanza, entra nel corpo vivo degli assetti sociali in nome del sovranismo e questo non solo in Italia, ma in molti paesi europei. L’immagine che mi viene in mente sono i campi di filo spinato di Orban in Ungheria. Malgrado tutto ciò, l’Europa è il maggior perimetro democratico che abbiamo al mondo e che va difeso. Per questo, dobbiamo dire no ai nazionalismi e alle politiche di chiusura che cerca di affermare questo governo. Abbiamo bisogno di essere aperti al mondo il più possibile, e ce lo chiedono soprattutto le nostro imprese”, ha continuato il dirigente sindacale.

Altro capitolo trattato da Colla l’innovazione tecnologica: “Stiamo assistendo a un grande paradosso. Le grandi piattaforme digitali (Google, Microsoft, Facebook, Microsoft e Apple) producono più del Pil italiano, ma non generano ricchezza per il nostro Paese. Sono gli investimenti pubblici e il modello di sviluppo la vera rivoluzione da attuare. L’attuale modello produce solo povertà. L'innovazione tecnologica non deve fare paura. Dobbiamo tenere insieme innovazione e protezione sociale, ovvero proteggere il welfare”.

Venendo in particolare ai temi del mondo dei trasporti, l’esponente Cgil ha parlato delle grandi filiere, energia, logistica e mobilità. Mobilità come apertura al mondo e unificazione del Paese. “Senza fare grandi operazioni, bisogna concludere soprattutto gli investimenti che sono in corso. Non terminare grandi infrastrutture come Tav e Terzo Valico, che sono anche un’idea di modello di sviluppo sostenibile, vuol dire mettere in ginocchio il Paese rispetto all’idea di collegamento dell’Italia con il mondo e del posizionamento delle grandi catene del valore. In tal senso, vanno sviluppati anche i 31 porti italiani che danno lavoro e sviluppo, visto che muovono migliaia di tonnellate di merci ogni giorno dal Nord al Sud del Paese e da lì all’Europa e al mondo. E dobbiamo fare in fretta sennò arrivano i cinesi. Ricordiamoci che storicamente gli antichi romani sono crollati quando non hanno fatto più manutenzione logistica”, ha ricordato Colla.

Mobilità significa avere un’idea di Paese aperto, che dialoga con gli altri, un’idea di multiculturalità. "Andiamo a prendere le risorse dove ci sono, ad esempio i  200 miliardi di evasione,  così mettiamo in sicurezza il territorio e rendiamo le città vivibili. La mobilità è welfare. Sui pullman ci vanno gli studenti, gli anziani, ogni giorno complessivamente si muovono 5 milioni di pendolari. Se funziona la mobilità, funzionano le città. Dire smart city e non avere un’idea di innovazione e di sistemi di trasporto, vuol dire avere un Paese che crolla su un fatto costituzionale che è il diritto alla mobilità”, ha aggiunto Colla.

E ancora: “Noi non siamo favorevoli al reddito di cittadinanza, preferiamo il lavoro di cittadinanza, soprattutto in un settore delicato come la logistica dove abbiamo lavoratori che guadagnano 500 euro al mese senza nessun diritto. A queste persone non serve distribuire 780 euro al mese, ma garantirgli un contratto con dentro dei diritti, altrimenti la rabbia rischia di aumentare e sarà l’ennesima bolla di nuove povertà e, soprattutto, il Sud sarà sempre più dimenticato”.

In conclusione, un ultimo passaggio sulla fase congressuale in atto: ”Per quanto mi riguarda, non farò mai nulla che possa dividere la Cgil, così bella, forte, autonoma, all’insegna della confederalità e del pluralismo, così come hanno contributo a crearla dirigenti seri e capaci come Alessandro, che non dimenticheremo mai”.