Mille esuberi tra il personale marittimo dal 2020, con la chiusura delle sedi di Napoli e Cagliari e il trasferimento di tutto il personale nelle sedi di Portoferraio, Livorno e Milano. È quanto avrebbe in mente Tirrenia-Cin stando alle notizie riferite dei sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti che ieri hanno avuto un incontro con l'azienda.

A motivare la decisione aziendale sono gli effetti sono dovuti alla scadenza della convenzione ministeriale che sovvenziona la continuità territoriale di diverse linee. Una prospettiva molto difficile, pesante, “inverosimile e, qualora confermata – dicono i rappresentanti dei lavoratori che hanno già proclamato lo stato di agitazione - non esiteremmo a respingerla”.

“Avvieremo – aggiungono Filt, Fit e Uiltrasporti – le procedure per lo sciopero che sarà inevitabile se l'azienda persevererà in tale percorso". Secondo Amedeo D'Alessio, della Filt Cgil, “per la città di Napoli sarebbe un altro durissimo colpo” e si paventa che dal mese di settembre del prossimo anno possa esserci un esubero del personale navigante proprio in conseguenza della cessazione del contratto relativo alla continuità territoriale con Sardegna e Sicilia.

“La decisione di Tirrenia potrebbe avere conseguenze gravissime anche nella nostra isola”, aggiunge il segretario generale della Filt Cgil Sardegna, Arnaldo Boeddu: “Anche qualora il gruppo Tirrenia dovesse riuscire a ricollocare tutti presso altre sedi, così come dichiarato ma non garantito, per i lavoratori con sede Sardegna sarebbe di fatto un licenziamento mascherato. Infatti, considerata la non più giovane età è quantomeno improbabile che ci si possa spostare dall'oggi al domani senza peraltro alcuna garanzia per il futuro”.

MALORGIO: PIANO INACCETTABILE, LO CONTRASTEREMO
Tirrenia ha presentato un piano che è assolutamente inaccettabile, in termini di esuberi e in termini di prospettive”. A dirlo è il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio a margine di una iniziativa organizzata dal sindacato a Genova. “Lo contrasteremo con tutte le forze che abbiamo – conclude – e chiederemo alla politica di intervenire. Stiamo parlando di una ex società pubblica che può avere ancora un grande futuro, non può essere condannata a questo destino”.