Nato a Montemaggiore Belsito (Palermo), ci lascia Giacinto Militello, dottore in giurisprudenza, già segretario confederale della Cgil e presidente dell’Inps. Presidente nazionale dell’Ugi (l’Associazione degli universitari laici e di sinistra) nel 1960, della corrente di Lelio Basso, quindi passato al Psiup e al Pci, dal 1962 al 1977 è in Federbraccianti (prima in Sicilia e poi nella segreteria nazionale), dal 1977 al 1978 è alla Filcea (da segretario generale aggiunto), dal 1978 al 1985 è componente della segreteria confederale Cgil diretta da Luciano Lama.

Dal 1985 al 1989 è presidente dell’Inps (primo comunista a ricoprire tale carica), poi per un anno amministratore delegato dell’Unipol e infine, dal 1990 al 1997, membro del primo collegio della nuova Autorità garante della concorrenza e del mercato. È stato animatore, insieme a Carlo Cicerchia e Silvano Andriani del Centro studi marxisti, interlocutore vivace nel dibattito politico e culturale degli anni Sessanta e Settanta.

Esempio di quella generazione di intellettuali, molti meridionali, che, seriamente impegnati nello studio e nella ricerca e progettazione del futuro, scelsero la sinistra e il sindacato come terreno e strumento della loro azione culturale e politica, Militello se n’è andato discrezione che ha contraddistinto la sua vita privata e pubblica. Tra i protagonisti dell’avventura unitaria della Federazione Cgil-Cisl-Uil, Militello vive in primo piano le vicende del divorzio di San Valentino e del referendum sulla scala mobile.

Proprio in occasione dell’accordo di San Valentino, Enrico Galantini e Luisa Benedettini si accingono all’impresa abbastanza improba di raccontare sulle colonne di Rassegna Sindacale (n. 30, 27 luglio 1984) la divisione tra Cgil, Cisl e Uil ascoltando (e facendo parlare) tutte e quattro le campane: Mario Colombo per la Cisl, Silvano Veronese per la Uil, Giacinto Militello per la maggioranza comunista della Cgil, Fausto Vigevani per la minoranza socialista. Tutto questo sul giornale di una confederazione divisa: una novità non da poco e non ripetuta in occasione di altre divisioni, in anni successivi. Lascerà la Cgil poco tempo dopo per ricoprire l’incarico di presidente dell’Inps.

Così dirà Luciano Lama, segretario generale della Cgil, in apertura dei lavori del comitato direttivo del 16 novembre 1985: “Prima di questa relazione e del dibattito relativo, noi pensiamo, facendo una piccola inversione dell’ordine del giorno, di procedere a una decisione che pure è di grande rilievo, e cioè la sostituzione nella segreteria confederale del compagno Giacinto Militello, diventato i giorni scorsi, come voi sapete, presidente dell’Inps, sulla base di una proposta e di decisioni che già precedentemente prese il nostro comitato direttivo, con il compagno Lucio De Carlini. Questa è la decisione che, se è d’accordo, deve prendere il nostro comitato direttivo. Naturalmente, soprattutto la seconda decisione implica poi delle conseguenze che riguardano altre nostre strutture fondamentali di grande rilievo, ma queste decisioni saranno prese dalle strutture medesime con procedure e discussioni che già sono in corso al loro interno. Io non so se dobbiamo fare dei discorsi particolari intorno a una proposta di questo genere. La prima era già stata discussa, assunta da un direttivo precedente: il compagno Militello esce dalla segreteria, ma naturalmente non esce dal direttivo, tanto meno dall’esecutivo o dal consiglio generale".

La decisione che riguarda Militello, è ancora Lama a parlare, "è una decisione di altra funzione per conto della Cgil e del movimento sindacale in un posto di altissima responsabilità e prestigio, e quindi credo che ci sia soltanto da augurare al compagno Giacinto Militello non solo tanta salute ma anche tanti successi in un lavoro che è assai complicato. Basta vedere le decisioni che si vanno prendendo anche in questi giorni nelle stesse sedi parlamentari per capire quanto quel posto sia caldo e coinvolto in scelte politiche di grande peso. Quindi ci vorrà tutto il suo acume, intelligenza politica e tutto il nostro appoggio e sforzo per fare in modo che la sua gestione nella direzione dell’Inps ottenga risultati significativi e porti dei miglioramenti sia nel lavoro pratico, operativo, che non è poco nell’Inps come gestione degli affari correnti e di questo settore fondamentale della politica previdenziale e sociale, segnata dalla nostra confederazione, sia anche per i cambiamenti e le riforme alle quali naturalmente la gestione Militello potrà dare un contributo rilevante con l’impegno che noi tutti dobbiamo mettere in questa parte delle politiche sociali e sindacali. Quindi, auguri tanti al compagno Militello che non lascia la Cgil, al contrario, la serve in quella posizione e continuerà a frequentare le nostre sedi e le nostre riunioni del direttivo e dell’esecutivo”.

Militello lascia la moglie e due figli. Sarà sepolto nel cimitero di Montemaggiore Belsito, nel Palermitano, dove era nato. Così lo ricorda Susanna Camusso: “La Cgil piange Giacinto Militello, dirigente confederale che ha caratterizzato un'intensa stagione unitaria di lotte e conquiste sindacali. Un abbraccio a Laura e alla famiglia”.

Aggiunge Fausto Durante, responsabile delle politiche europee e internazionali della Cgil: “Ho avuto il privilegio di un rapporto stretto con Giacinto quando nel 2001, da responsabile della previdenza complementare della Fiom nazionale, gli chiesi a nome di Claudio Sabattini di diventare presidente di Cometa, il fondo pensionistico integrativo dei metalmeccanici. Avevamo pensato che un compagno con la sua esperienza avrebbe garantito la competenza e la serietà necessarie per gestire i risparmi dei lavoratori e assicurare rendimenti e risultati all’altezza. Non ci siamo mai pentiti della scelta, sotto la sua direzione Cometa è diventato un fondo grande, un soggetto importante nell’economia nazionale. Ho incontrato Giacinto molte volte nella sua casa romana, spesso assieme alla sua compagna, Laura Pennacchi. Giacinto è stato un uomo perbene, un gentiluomo, un sindacalista preparato, un intellettuale raffinato, un riformista vero, sempre con l’assillo di cambiare lo stato delle cose. Giacinto e le sue riflessioni sulla sinistra e il lavoro ci mancheranno moltissimo”.

Addio a Giacinto Militello
Cgil Palermo: sindacalista di grande spessore