Un appuntamento importante, quello organizzato dalla Ces oggi (15/6) a Roma. Una Conferenza sui rifugiati voluta dalla Confederazione europea dei sindacati che radunerà 250 delegati provenienti da tutta Europa, e che ha lo scopo di confrontarsi sul tema delle migrazioni e su come rispondere al bisogno di accoglienza e di rifugio di quanti scappano da guerre, violenze e fame. Non sarà solo un dibattito, perché al termine dell’assise verrà adottata una dichiarazione con alcune proposte specifiche che sarà inviata agli Stati Ue. All’incontro parteciperanno il segretario generale della Ces, e Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, leader di Cgil, Cisl e Uil. Di questo appuntamento ha parlato Fausto Durante, coordinatore dell'Area politiche europee e internazionali della Cgil, con RadioArticolo1.

 

“Su questi temi – ha detto Durante – l’Europa non è solo lenta nel reagire, ma risponde in forme sbagliate. Il modo in cui sta affrontando il dramma dei rifugiati e dei profughi di guerra di questi ultimi mesi è lo specchio della sua incapacità di governare, regolare e gestire le grandi questioni che chiamano in causa il suo modo d'essere, il suo modello sociale, la ragione per la quale l'Unione europea è stata fondata”. Non solo, l’Unione è finita preda nel corso degli anni “di pulsioni e sentimenti irrazionali che le destre xenofobe, razziste, e i populismi che guardano a un’Europa dei muri, dei confini e delle nazioni hanno sparso a piene mani”.

Questa deriva ha impedito anche la considerazione di importanti aspetti economici, ha sostenuto il sindacalista, “per esempio quello che riguarda il trend demografico dei nostri paesi, l’invecchiamento delle popolazione, il calo della natalità. Se ci fosse un po’ di buon senso, l'afflusso di persone che vengono da altre parti del mondo meno fortunate della nostra verrebbe considerato una risorsa in più per mantenere i nostri sistemi di welfare e le capacità produttive nel campo dell'industria”. Insomma, sia che si consideri l’aspetto umano o quello economico, “l'Unione europea continua a manifestare un’incapacità di guardare al cuore del problema e una preoccupante tendenza, che purtroppo non è solo della destra, ad assecondare quei fenomeni di egoismo sociale, razzismo e xenofobia che vediamo divampare ovunque in Europa”.

Quanto alla proposta italiana di un Migration Compact, cioè di un piano di risorse da destinare ai paesi dell'Africa per costruire occasioni e limitare le partenze, per il dirigente Cgil “si tratta di un primissimo passo nella direzione giusta, però ancora insufficiente. Anche per una questione di tempi: con il ritorno del bel tempo e la chiusura delle vie che dalla Turchia avevano cominciato a far filtrare volumi sempre maggiori di rifugiati e di profughi attraverso la Grecia e il centro dell'Europa, l'Italia torna ad essere in prima linea nell’emergenza”.

E la strategia per affrontarla deve essere articolata, in primo luogo dunque “prevedere canali privilegiati e sicuri di flusso per questi profughi sulle coste europee. Il primo compito dell'Unione Europea è quello di salvare le vite umane in pericolo, e deriva direttamente dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea”. Oltre all’accoglienza e alla messa in sicurezza, per Durante, “occorre aggredire alla radice le cause economiche e sociali delle migrazioni: la fame, la miseria, il sottosviluppo, le condizioni non favorevoli dell'economia e del lavoro in tante parti del mondo. E qui bisogna cominciare a mettere in discussione le strategie sbagliate che l'occidente ha messo in campo in questi anni, diminuendo anno dopo anno le risorse per la cooperazione internazionale e per il flusso di aiuti destinati allo sviluppo dei paesi difficoltà. Quelle risorse devono ritornare a crescere, i bilanci dei 28 paesi dell'Unione e il bilancio dell'Unione europea devono tornare a segnare il segno ‘più’ nelle voci  relative a questi capitoli”.

Ma non è finita. Per il sindacalista è rilevante anche “il problema delle guerre e delle ragioni umanitarie che determinano flussi di milioni di disperati in fuga semplicemente dal fatto che se rimangono nelle loro case rischiano la vita. La strategia diplomatica dell'Unione europea deve cambiare perché con le scelte, anche di carattere militare, che sono state fatte in questi anni – in qualche caso con il pretesto di dover rispondere agli attacchi e alle emergenze terroristiche – abbiamo di fatto aiutato a sopravvivere regimi dittatoriali che hanno causato sofferenza ai loro popoli, e non siamo riusciti a imporre nuovi equilibri nelle aree in cui  abbiamo noi stessi, dall'Occidente, importato guerre”.

Nell’assise di domani la Ces proporrà all'Unione Europea e ai 28 governi dell'Unione un documento articolato in più punti. Al primo posto c’è, appunto, la richiesta di istituire canali umanitari per favorire l'arrivo in sicurezza e dignità dei migranti, “quale che sia la ragione del loro arrivo”, specifica Durante. Poi la necessità, spiega il sindacalista Cgil, di rivedere le procedure per la concessione dello status di rifugiato e dell'asilo politico. Infine, la Ces chiede politiche attive per l'inclusione delle persone nella vita sociale, pubblica e lavorativa dei diversi stati dell'Unione europea. Alcuni governi, ad esempio la Germania, stanno cominciando a capire che serviranno quote sempre più rilevanti di forza lavoro proveniente da fuori i confini dell'Unione europea per garantire capacità produttiva e sostenere i sistemi economici, ma anche per assicurare quel flusso di contributi utili per mantenere in piedi sistemi pensionistici e assicurativi di cui oggi beneficiano essenzialmente i cittadini nativi europei”.

Infine, da Durante un giudizio netto sul recente accordo tra l'Unione europea e la Turchia: “Si tratta di un’intesa di infimo livello che arriva a offrire una somma di denaro per ogni rifugiato trattenuto nei confini della Turchia. Si baratta il diritto universale e inalienabile di cittadinanza che ha ciascuna persona che nasce su questo mondo, con del denaro, scaricando sulla Turchia i problemi di coscienza e di capacità politica che i governi dell'Unione europea non sanno risolvere”.