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“Quest’anno più che mai, in un momento in cui odio, razzismo, intolleranza e mancato rispetto dei diritti umani sono all’ordine del giorno e della cronaca, occorre far sì che la Giornata mondiale del rifugiato non si riduca a mera celebrazione, ma sia il punto di partenza per rimettere al centro l’Umanità e per una decisa reazione di tutta la società civile contro i muri e la chiusura dei porti, per chiedere un reale e radicale cambiamento delle politiche dell’immigrazione, a partire dal Consiglio europeo del 28 giugno”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra.
“La solidarietà – prosegue il dirigente sindacale – non si può criminalizzare: soccorrere e salvare i rifugiati, i richiedenti asilo o protezione internazionale costretti a fuggire da guerre, conflitti, violenze, fame e povertà, deve essere la priorità per ogni Paese civile”. Per questo “la Cgil ritiene inaccettabile e disumana la decisione del Viminale di chiudere i porti italiani per impedire lo sbarco delle navi delle Ong impiegate nella ricerca e nel salvataggio di persone in pericolo di vita nel Mediterraneo”.
“Quanto accaduto con la nave Aquarius – sostiene Massafra – segna un punto di non ritorno: il governo italiano, i governi degli altri Stati del continente e le istituzioni europee tutte non possono più rimandare una ferma assunzione di responsabilità. Occorre una gestione comune dei flussi migratori, sono necessari corridoi umanitari e vie legali di accesso, così come è imprescindibile il superamento del Regolamento di Dublino”. Per quanto riguarda quest’ultimo, il segretario confederale si augura che “il Consiglio europeo decida di accogliere il testo di riforma approvato lo scorso novembre dal Parlamento europeo, in cui si cancella il criterio del primo paese di accesso e si prevede un meccanismo automatico e permanente di ricollocamento per tutti gli Stati”.
Infine, Massafra ribadisce la richiesta della Cgil di “cancellare gli accordi di esternalizzazione delle frontiere siglati con paesi come la Libia e la Turchia, dove vengono sistematicamente violati i diritti umani”.