S’intensifica la lotta dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto. In tutta Italia si stanno infatti svolgendo le quattro ore di sciopero proclamate a livello territoriale. Oggi (mercoledì 6 giugno) è il turno di Reggio Emilia, con un corteo per le strade cittadine aperto dai dipendenti della Unigreen (gruppo Maschio Gaspardo), impegnati nell’occupazione della fabbrica per protestare contro la decisione aziendale di chiudere lo stabilimento reggiano e trasferirsi a Pordenone. Altre proteste sono previste, sempre in provincia di Reggio Emilia, a Carreggio (giovedì 7), a Calerno di Sant'Ilario (venerdì 8), Reggiolo e Lentigione (martedì 12 luglio).

Molto intenso il prosieguo della settimana. Giovedì 7 si fermano i lavoratori di Bologna (presidi nella fabbriche e manifestazione dalle ore 9.30 davanti alla sede di Unindustria), Lodi (sit-in dalle ore 9 presso l’Associazione industriali) e Varese (manifestazioni ai cancelli delle maggiori fabbriche, come Whirlpool e Augusta-Westland), mentre venerdì 8 toccherà ai lavoratori di Caserta (presidio alle ore 9.30 davanti alla Prefettura), Pavia, Pero (Milano; sit-in alle ore 8 davanti alla Kone) e Ravenna (manifestazione e volantinaggio dalle ore 10.30)

La settimana prossima, infine, gli scioperi (che si accompagnano al blocco degli straordinari e delle flessibilità) sono già in calendario a Bergamo (martedì 12 luglio), Belluno, Fabriano e Terni (mercoledì 13), Como e Jesi (giovedì 14), Legnano (venerdì 15), Firenze (lunedì 18), Lecco e Osimo (martedì 19), Cremona (mercoledì 20), Ancona (giovedì 21) e Mantova (martedì 26)

Il braccio di ferro tra sindacati e industriali (Federmeccanica e Assistal) per ora continua. Finora si svolti ben 16 incontri, ma le posizioni sono rimaste molto distanti. L’impegno di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil – spiegano in una nota – è oggi rivolto “a un nuovo contratto nazionale, tanto più per cogliere i segnali di ripresa e favorire una nuova fase di rilancio e innovazione del nostro sistema manifatturiero industriale,  investendo sulla qualità del lavoro”. I sindacati ribadiscono quindi “la volontà di giungere a un contratto in grado di rinnovare qualitativamente le relazioni industriali, migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l'occupazione, far ripartire gli investimenti e avviare una nuova politica industriale”.

Il nodo principale è l’aumento salariale. “La proposta formulata da Federmeccanica e Assistal – spiegano le organizzazioni dei metalmeccanici – non riconosce al 95 per cento dei lavoratori alcun aumento, rendendo così inutile e residuale il contratto nazionale”. I sindacati, infine, rimarcano la necessità di confermare “il sistema su due livelli, con il ruolo generale del Ccnl sulle normative e sulla tutela del potere d'acquisto del salario, insieme alla qualificazione e all’estensione della contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) per tutte le persone che lavorano nelle imprese metalmeccaniche”.