Tutto il mondo è paese, recita il proverbio, e mai come per i lavoratori dei fast food questo sembra essere vero: salari bassi, ritmi di lavoro massacranti, part-time obbligati, scarso rispetto delle regole di tutela dell’ambiente circostante. Le condizioni di chi ogni giorno sorride dietro a una cassa del Mc Donald’s appaiono le stesse dal Connecticut alla Francia, dall’Italia al Minnesota, dall’Uruguay all’Inghilterra. Per questo motivo il 5 e 6 maggio scorsi si è tenuto il “1st Iuf International Fast Food Workers Meeting”, ovvero il Primo meeting internazionale dei lavoratori dei fast food promosso da Iuf, il sindacato mondiale della filiera alimentare in collaborazione con il sindacato americano Seiu. Sono stati 27 i paesi rappresentati e impegnati in questo primo interessante confronto globale che, partendo dalle differenti esperienze sindacali prodotte localmente, vuole essere l’inizio di un’elaborazione di strategie comuni per contrastare l’azione di multinazionali come Mc Donald’s e Burger King, solo per citare le più famose.

Partendo dal “caso americano” – dove le lavoratrici e i lavoratori hanno intrapreso una mobilitazione storica per ottenere migliori condizioni salariali – la discussione si è spostata su singoli casi di studio che sono stati oggetto di lavori di gruppo. “I lavoratori dei fast food si sono organizzati e stanno protestando in più di 60 città degli Usa, soprattutto contro McDonalds, per l’innalzamento del salario orario a 15 euro, una lotta che hanno per questo chiamato ‘fight for fifteen’ – spiega Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil, di ritorno proprio da New York –. Da qui l’iniziativa dello Iuf di effettuare un primo meeting internazionale di tutti i paesi che hanno rappresentanti in questo complicato settore. In questa due giorni abbiamo fatto il punto e provato a gettare le basi per una strategia comune”.

A parte l’eccezione dei paesi del Nord Europa, infatti, sembra che le multinazionali abbiano veramente esportato senza differenze il loro sistema di sfruttamento. “Mole sono le analogie della situazione americana con quella italiana – continua il segretario –, anche se la loro rivendicazione è rivolta soprattutto al salario, mentre noi abbiamo una visione più globale concentrata anche sulle condizioni di lavoro, includendo temi come la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, il part-time e così via”.

In questo incontro il sindacato ha anche riflettuto sui propri limiti e sulle difficoltà incontrate. Quello che è emerso, infatti, è che le multinazionali applicano strategie globali mentre il sindacato tende a reagire localmente, rendendo a volte difficile l’organizzazione. “Durante il meeting – sottolinea Sesena – abbiamo convenuto di provare a individuare alcune linee di azione comune e globali. Di certo faremo rete, socializzando esperienze e best practises. Il primo importate appuntamento è l’azione globale del 15 maggio, quando in tutto il mondo si protesterà contro Mc Donald’s e gli altri fast food per rivendicare condizioni migliori di lavoro e salari dignitosi”.

La delegazione italiana a New York ha inoltre presentato la difficile situazione contrattuale del settore nel Belpaese, conseguenza tra le altre cose della disdetta del contratto nazionale da parte di Fipe (vedi articolo nella pagina) e lo sciopero nazionale del 16 maggio che sarà occasione anche per dare visibilità all’azione globale del giorno precedente. Lo scopo è di dare analoga visibilità alle precarie condizioni salariali e normative di centinaia di migliaia di lavoratori, quasi sempre sottopagati e sfruttati in tutto il mondo”.

“Mentre eravamo a New York – conclude il sindacato –, il 7 maggio scorso, si è tenuta un’azione di protesta presso un Mc Donald’s di Chelsea cui hanno preso parte tutte le delegazioni dei paesi presenti. Il presidio colorato e chiassoso si è chiuso con una conferenza stampa nella quale hanno trovato ampio spazio le testimonianze di molti lavoratori provenienti da tutto il mondo, tutte accomunate dalla ferma condanna delle pessime condizioni di lavoro degli addetti della più famosa multinazionale del panino. Come Filcams abbiamo ribadito il nostro impegno a dare visibilità a questa importante e storica campagna di lotta”. Perché uniti si può vincere, anche contro un Big come il Mc Donald’s.