Lavoro, emergenza sociale, servizi a rete, in primis trasporto pubblico locale, welfare e sanità, riorganizzazione delle province. Sono le cinque priorità da cui ripartire dopo le elezioni regionali, indicate dal segretario generale della Cgil Marche, Roberto Ghiselli, intervistato stamattina da Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1. Qui il podcast.

"Prima del voto, assieme a Cisl e Uil – ha esordito il dirigente sindacale –, abbiamo messo a punto un documento programmatico unitario, che sarà la base del confronto che avremo con la nuova Giunta. I temi al centro del negoziato saranno di sicuro il lavoro, perchè abbiamo un livello di disoccupazione ancora molto alto, così come altrettanto elevato è il ricorso agli ammortizzatori sociali. Malgrado gli incentivi a disposizione con il Jobs act, le imprese non assumono e l'occupazione continua a calare, in particolare nel manifatturiero dell'industria e dell'artigianato, che costituiscono il cuore produttivo delle Marche, con circa il 40% degli addetti".

"Invece, nel terziario e in agricoltura si registra qualche segnale in controtendenza – continua l'esponente Cgil –, ma c'è bisogno di ben altro per parlare di fuoriuscita dalla crisi: ad esempio, bisognerebbe utilizzare meglio le risorse comunitarie, dove per il 2015 ci sono quasi 300 milioni a disposizione, cifra non indifferente per una regione come la nostra, da impiegare con progetti mirati e non con incentivi a pioggia, come spesso si è fatto in passato. Abbiamo un deficit infrastrutturale pesante, in particolare nelle telecomunicazioni - la banda larga è sconosciuta su gran parte del territorio -, e nella logistica, settori su cui puntare assolutamente, con azioni proiettate nel medio-lungo periodo".

"Al secondo posto delle priorità – rileva ancora il sindacalista -, c'è l'emergenza sociale, in continua crescita, che riguarda gli anziani, ma anche l'infanzia. I tagli del governo hanno ridotto drasticamente i fondi a disposizione, e molti enti stanno già valutando la possibilità di chiudere o ridimensionare pesantemente una serie di servizi. Del resto, l'ultimo bilancio della Regione ha tagliato 26 milioni dalla spesa sociale".

"Altro punto di partenza – osserva Ghiselli – dovranno essere i servizi a rete, soprattutto nel tpl, ma anche nel settori del gas e dell'igiene ambientale, dove le Marche sono assai indietro. Siamo stati tra i primi a sostenere processi di razionalizzazione, fusione e accorpamento fra imprese, che permettessero di garantire comunque un governo pubblico dei servizi, con dimensioni di scala più adeguate alle sfide. Tali processi, però, sono molto lenti, a differenza di quanto accade in altre regioni, e questo lo paghiamo in termini di aumento delle tariffe e dei disservizi. E se la nuova Giunta non invertirà il trend, tutto ciò lo sconteremo anche in termini di posti di lavoro".

"Non secondario, è l'aspetto che interessa sanità e welfare – prosegue il leader della Cgil marchigiana –, dove la nostra regione risulta tra le più virtuose, ma non per questo possiamo dire di aver risolto tutti i problemi. A causa della spending review, infatti, sono stati tagliati i posti letto negli ospedali e ridotti i posti di lavoro, e più in generale si è ridimensionata tutta la rete dei servizi a disposizione dei cittadini. Questi sacrifici hanno permesso il risanamento del bilancio e negli ultimi due anni le Marche hanno potuto concorrere a una quota premiale riservata alle regioni con i conti in ordine. Ora il piano sanitario regionale è scaduto e noi ci auguriamo che la nuova Giunta sappia investire le risorse a disposizione in nuovi servizi, nel rafforzamento delle strutture territoriali, nella prevenzione, nella riduzione delle liste d'attesa".

"Infine, l'ultima priorità riguarda il processo di riorganizzazione delle province. Le Marche sono una delle poche regioni che ha già approvato una legge sul riordino, però rimangono problemi di gestione, derivati in gran parte anche dalle normative nazionali non ancora del tutto esecutive. Penso ai centri per l'impiego, con l'agenzia nazionale che dovrebbe partire. La riforma è stata fatta, non tanto cercando di allocare le competenze laddove era più giusto allocarle, ma secondo la logica dello scaricabarile degli enti verso la regione: nessuno vuole assumersi la responsabilità della gestione dei servizi, anche perchè non ci sono soldi. In tal modo, permane una certa incertezza sul destino di oltre 500 lavoratori, sui quali ancora non riusciamo ad avere garanzie circa il loro utilizzo futuro", conclude Ghiselli.