"Il Presidente del Consiglio ha dichiarato recentemente che “l’articolo 18 non sarà più un ostacolo, ora possibile investire”. Ma l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e più in generale le norme contro i licenziamenti ingiusti, non hanno mai impedito alle imprese di licenziare, purchè in presenza di una giusta ragione". E' quanto si legge in una nota della Cgil Marche.

Questo lo confermano anche gli ultimi dati tratti dal “Sistema permanente di monitoraggio delle politiche del lavoro" del Ministero del Lavoro” ed elaborati dall’IRES CGIL Marche dai quali emerge chiaramente come il numero dei lavoratori licenziati dalle imprese marchigiane sia tutt’altro che marginale.

Nel 2013, nelle Marche, i licenziamenti individuali hanno riguardato complessivamente 20.090 lavoratori e lavoratrici: un numero particolarmente elevato che dimostra che licenziare non è poi così difficile.

"Osservando le ragioni poste alla base dei licenziamenti, emerge che si tratta prevalentemente di licenziamenti giustificati da motivi oggettivi, i cosiddetti “licenziamenti economici”, che riguardano il 91,5% dei licenziamenti individuali complessivi. Il 6,3% dei licenziamenti avviene per giusta causa mentre solo il 2,2% dei licenziamenti individuali avviene per motivi soggettivi o disciplinari. I licenziamenti discriminatori non vengono neppure rilevati".

"Questi dati - aggiunge il sindacato - devono far riflettere anche sulle conseguenze concrete del  “Jobs Act” che, mentre introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, esclude la possibilità di reintegro ai licenziamenti economici illegittimi, limitandola ai soli casi di licenziamento discriminatorio e in alcune fattispecie (da fissare in un successivo decreto attuativo) di licenziamenti disciplinari: conseguenze che costituiscono un vero e proprio stravolgimento dell’attuale tutela sui licenziamenti poiché il diritto al reintegro sul posto di lavoro, in caso di illegittimità del licenziamento, finirebbe comunque per riguardare solo un numero irrisorio di casi".