I dati ufficiali resi noti con il conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato confermano quanto andiamo da tempo sostenendo ovvero che nella sanità marchigiana è presente un “esercito” di precari composto da professionisti sanitari, tecnici e operatori di assistenza il cui ruolo è irrinunciabile per la tenuta e il livello qualitativo dell’intero sistema sanitario regionale. Sono complessivamente 1.257 precari (381 uomini e 876 donne). Di questi ben 1.240 svolgono la loro attività con contratti a tempo determinato (376 uomini e 864 donne). E' quanto si legge in una nota di Alessandro Pertoldi, segretario generale della Fp Cgil Marche.

Le diverse figure professionali presenti nel Servizio sanitario regionale che non hanno un rapporto di lavoro stabile rappresentano il 6,39% rispetto al totale degli operatori della sanità marchigiana. "E il Governo certamente non aiuta - scrive il sindacato -. Infatti, il Decreto relativo alla stabilizzazione del personale precario in sanità è fermo ormai da  6 mesi ed è stato recentemente riproposto con le modifiche peggiorative introdotte a seguito degli interventi del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Decreto che nella stesura originale poteva rappresentare un primo importante passo per rispondere al problema del precariato in sanità".

"Va denunciata l'assenza di volontà del Governo di dare una risposta vera, sapendo che è in gioco la possibilità di poter continuare a garantire i livelli essenziali di assistenza per i cittadini, visto che gran parte dei servizi ospedalieri e territoriali sono garantiti anche da percentuali rilevanti di personale precario".

In ambito regionale, poi, "si rischia di vanificare il risultato del “protocollo” sottoscritto dalla Giunta Regionale e CGIL CISL UIL con particolare riguardo al capitolo “risorse umane” che prevede la stabilizzazione del personale precario. Si aggiunga che se il dato nazionale ci dice che la sanità ha chiuso il 2013 in rosso per 1,63 miliardi di euro ( comunque con un deficit in calo di 400 milioni sul 2012 ) la Regione Marche si pone - in controtendenza - al primo posto nella graduatoria delle regioni italiane con un attivo che supera i trentadue milioni di euro ( 32.141.000 euro)".

"Riteniamo - prosegue - che questo risultato sia principalmente da ascrivere al “sacrificio” degli operatori, al personale che ha pagato un alto prezzo, così come confermano i dati ufficiali. Infatti, nel confronto 2011 – 2012 le Marche hanno registrato una perdita di 491 unità (da 21.263 a 20.773) pari a meno 2,31 per cento. A questo dato vanno sommate le diminuzioni di personale che si sono registrate negli anni  2010 e 2013 per un perdita complessiva di circa 1.500 operatori".

"Ma nonostante le Marche siano la Regione più “virtuosa” d'Italia, grazie al sacrificio sopportato  dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità marchigiana (meno operatori e conseguentemente maggiori carichi di lavoro, migliaia di ore di lavoro straordinario non sempre retribuite, ferie arretrate non godute ),  le “assurde” norme statali vigenti pongono la Regione Marche sullo stesso piano di quelle che hanno invece registrato significativi disavanzi imponendoci un'ulteriore riduzione della spesa del personale che entro il 2015 dovrà essere ulteriormente ridotta sino a pareggiare il costo del 2004 ridotto dell'1,4%".

"Chiediamo - infine - sia riconosciuto lo sforzo compiuto in questi anni per mettere in sicurezza il nostro servizio sanitario marchigiano e sia riconosciuto alle regioni in equilibrio finanziario la necessaria deroga in materia di spesa del personale al fine di poter procedere alla stabilizzazione dei precari e assicurare il turn over, dando così attuazione agli accordi sottoscritti fra Regione Marche e Cgil, Cisl e Uil".