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Anche in Lombardia è boom dei voucher: nel 2015 +80% sul 2014, ben oltre la media nazionale (+67%). I dati diffusi dall'Inps sul mercato del lavoro trovano riscontro in una regione che purtroppo da tempo è in testa a questa disdicevole classifica. Dal primo gennaio al 30 novembre in Lombardia, infatti, sono stati venduti oltre 18.500.000 voucher. Il dato "è impressionante". Questo il giudizio di Daniele Gazzoli, della segreteria della Cgil Lombardia: "Se infatti si scorporano i dati su base regionale, prosegue il sindacalista, si evince che in Lombardia la crescita di questo 'strumento' è sconvolgente: si è passati dai poco meno di 6 milioni utilizzati nel 2013 agli oltre 10 milioni del 2014 (con un incremento del 74%) per arrivare, appunto, ai dati del 2015".
Va ricordato che l’istituto esiste dal 2008, ma che nel corso degli anni varie leggi (tra cui anche il jobs act), ne hanno incrementato fortemente la possibilità di utilizzo. I voucher sono nati come utile forma di contrasto al lavoro nero, in particolare in determinati settori quali il lavoro domestico e l’agricoltura, oggi hanno assunto caratteristiche ed utilizzo completamente diversi. "Vengono infatti utilizzati in modo improprio – aggiunge Gazzoli – in numerosi settori, (turismo e commercio su tutti) con l’obiettivo di mascherare un lavoro 'completamente in nero' e diventano molto spesso elemento di dumping salariale nei confronti dei lavoratori. Va infatti ricordato che questo tipo di accordo diretto tra imprenditore e lavoratore elude qualsiasi tipo di norma contrattuale e di tutela del lavoratore, quale ad esempio l’indennità di malattia, di maternità o qualsiasi forma di sostegno al reddito".
"Sulla base di tutto ciò si può tranquillamente affermare - sottolinea il segretario della Cgil Lombardia - che questa è la nuova frontiera del precariato, e che il voucher rischia di diventare una sorta di infimo salario minimo non contrattato e di minare la tenuta dei contratti nazionali. Immaginando che il fenomeno sopra descritto continuerà il suo trend di crescita, serve che tutte le istituzioni e le parti sociali facciano la loro parte con interventi concreti".
La Cgil chiede dunque al governo di "incrementare i controlli e di intensificare le verifiche rispetto alle anomalie che oggi si registrano", mentre alla Regione Lombardia "chiediamo invece di essere promotrice, coinvolgendo le parti sociali, di un tavolo di monitoraggio a livello regionale in grado di contrastare anche nella nostra regione, il dilagare incontrollato e improprio di questo istituto".
"Crediamo infine - conclude Gazzoli - che anche alla luce di questi dati, assume ancor più rilevanza e diventa indifferibile ragionare sulla proposta messa in campo dalla Cgil. La Carta dei diritti universali del lavoro si pone infatti l’obiettivo di contrastare anche queste nuove forme di precariato, per fare in modo che tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori possano trovare protezione sotto “l’ombrello” dei diritti universali del lavoro".