Dal Piano del lavoro al Progetto di sviluppo economico e sociale (Pses). Si parlerà anche delle proposte e dell’operato della Cgil in tema di sviluppo sostenibile e di prevenzione dai grandi rischi negli Stati generali per la manutenzione del territorio e lo sviluppo delle aree interne, che si tiene oggi (9 gennaio) a Roma. L’appuntamento è alle ore 9,30, presso la sede nazionale (in corso d’Italia 25). “Viviamo in un Paese dove ci sono troppe diseguaglianze: economiche, sociali, di lavoro, istruzione, di salute, di aspettative di vita”, osserva Gaetano Sateriale, responsabile aree interne della Cgil nazionale. “Gli Stati generali della Cgil – continua – si riuniscono per chiedere una politica economica più attenta ai bisogni delle persone e del territorio, dei tanti territori che compongono la nostra penisola. Non solo la chiedono al governo nazionale e ai governi territoriali, ma si preparano a impostarla per via contrattuale. Una contrattazione territoriale multilivello per lo sviluppo e il lavoro”.

Un’inversione di marcia non più rinviabile. Se ne avverte ogni giorno di più l’esigenza in molte aree del Paese, a cominciare da quelle interne, dove si segnalano i problemi più gravi, legati a una difficilissima mobilità e alla carenza di servizi e attività produttive. “La ripresa, del resto, non sta interessando allo stesso modo l’apparato economico nazionale – continua Sateriale – e nemmeno tutti i territori. Anche per questo la Cgil ritiene inderogabile, facendo leva sugli indirizzi del suo Piano del lavoro, un mutamento di rotta della politica economica degli ultimi governi. Partire dai bisogni delle persone e del Paese, non da quelli delle imprese. Dalla necessità di corrispondere servizi a questi bisogni, creando nuovi mercati e non distribuendo benefici fiscali a pioggia alle imprese indipendentemente da cosa, dove e come producono”.

Utilizzando una formula cara agli osservatori economici più avveduti, potremmo sostenere che la Cgil ha tutte le intenzioni di partire dalla domanda interna, dai consumi e dagli investimenti, invece che da quella estera. “Si potrebbe dire – prosegue Sateriale – che, nel vuoto della politica e del governo, la Cgil intende avviare la realizzazione dei 17 obiettivi Onu dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Obiettivi che parlano di salute, educazione, eguaglianza di genere, di riduzione delle diseguaglianze, di miglioramento delle città, di salvaguardia dei mari e del territorio interno, ma anche di qualità dell’acqua, di energia pulita, di nuove infrastrutture”.

Per il responsabile aree interne della Cgil nazionale “non si tratta di obiettivi per Paesi poveri, ma di obiettivi per tutti, che anche in Italia possono diventare vettori di sviluppo e di innovazione. Investire sul welfare delle persone e del territorio può significare innovazione, crescita e lavoro. Un programma di prevenzione dai grandi rischi e di sviluppo delle aree interne e delle periferie degradate può essere lo strumento da cui cominciare”.