Scioperi e mobilitazione alla Candy Hoover di Brugherio (Monza), l’ultima fabbrica del gruppo rimasta in Italia, contro i 280 licenziamenti annunciati dall’azienda (su 550 dipendenti). A partire da oggi (lunedì 13 novembre) si tengono 15 minuti di stop per ogni ora di lavoro, cui si aggiungono iniziative e manifestazioni sul territorio. La protesta andrà avanti, spiegano i sindacati, fino a quando “non riaprirà il tavolo negoziale sulla gestione degli esuberi bruscamente interrotto il 30 ottobre scorso in Confindustria”.

Nell’ultimo incontro, spiegano i sindacati, l’azienda “ha dichiarato di voler procedere a un aumento delle cadenze sulle linee di montaggio, senza dare alcuna garanzia sull’aumento corrispondente dei volumi di produzione”. Una posizione che la Rsu ha giudicato inaccettabile: “Un aumento delle cadenze, senza un aumento del numero di lavabiancheria da produrre nello stabilimento (che resta fermo a 320 mila pezzi all’anno), significherebbe un aumento degli esuberi”. La questione è fin troppo semplice: realizzando più lavatrici in meno tempo, per raggiungere il numero prefissato servono meno lavoratori, e quindi più esuberi.

La protesta, dunque, è subito divampata. “Non possiamo accettare che l’azienda non prenda alcun impegno verso le lavoratrici e i lavoratori, cui chiede di sacrificarsi ancora di più sulle linee di montaggio” spiega Paolo Mancini, delegato sindacale e coordinatore Fiom Cgil: “L’azienda, inoltre, si è presentata in Confindustria con un piano di incentivazione all’esodo assolutamente insufficiente nel numero dei dipendenti potenzialmente coinvolti e nel merito”.

I contratti di solidarietà, che finora hanno permesso di congelare i licenziamenti, scadranno il 24 settembre 2018. “Viene il ragionevole dubbio che la Candy – aggiunge Angela Mondellini, segretaria generale della Fiom Cgil Monza Brianza – non abbia alcuna intenzione di lavorare per contenere il numero complessivo degli esuberi, ma che invece voglia arrivare alla scadenza degli ammortizzatori sociali con tutti i problemi ancora aperti, riversando su collettività e territorio le scelte industriali volte solo al profitto nudo e crudo”. In conclusione, Mondellini ricorda che “la Candy ha dichiarato alla stampa che intende arrivare al raddoppio del fatturato nel 2021, ma le lavabiancheria saranno ‘made in China’. A Brugherio continua la politica di sempre: spremere le lavoratrici e i lavoratori e spostare le produzioni all’estero”.