È partita da Torino la mobilitazione nazionale dei dipendenti delle province contro l'emendamento alla legge di Stabilità che porterà a 20 mila esuberi in tutta Italia, di cui 510 nel capoluogo piemontese. Questa mattina circa 350 dipendenti sono partiti in corteo dalla sede di corso Inghilterra, diretti alla sede storica di Palazzo Cisterna, che è stata occupata simbolicamente dai lavoratori.

Durante il percorso, è stata effettuata una tappa davanti alla Regione Piemonte, dove i rappresentanti sindacali e una delegazione di lavoratori sono stati ricevuti dal vicepresidente Aldo Reschigna. “È fondamentale una regia regionale che metta al centro le funzioni a seconda dei vari territori – afferma il segretario torinese della Funzione Pubblica Cgil, Mimmo Lacava –. Da oggi, occupiamo le province in modo simbolico per chiedere a tutte le istituzioni di intervenire. Ora vedremo come finirà la discussione in Parlamento e valuteremo quali iniziative portare avanti”.

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl denunciano le conseguenze di questi tagli: 510 esuberi della città metropolitana di Torino; licenziamento di 22 precari dal 1° gennaio 2015 (molti dei quali lavorano all'ente da più di dieci anni!); chiusura delle scuole superiori per mancanza fondi per manutenzione e fondi per riscaldamento; chiusura delle strade provinciali per mancanza fondi per manutenzione e pulizia neve; mancato intervento per assenza di fondi contro il dissesto idrogeologico (tutela ambiente, protezione civile, agenti faunisticoambientali); depotenziamento dei centri per l’impiego; tagli ai servizi resi ai cittadini.

"Le città metropolitane avrebbero dovuto essere uno strumento per il rilancio dell’economia delle più importanti aree del paese, invece Renzi le affossa con tagli inaccettabili, uccidendole prima della loro nascita – dicono  sindacati di categoria al Governo, che si appresta ad approvare in questi giorni la legge di Stabilità –. Chiediamo l’eliminazione di tali misure inique, mentre alla Giunta, al Sindaco Fassino e ai consiglieri metropolitani si domanda un’azione forte a difesa dell’istituzione da loro rappresentata, dei servizi erogati e del futuro dei lavoratori".