"Dobbiamo riuscire a dare una risposta immediata, ricordandoci che se non cambiamo il retroterra non avremo i risultati che ci interessano". Lo ha detto Rosi Bindi, presidente della Commissione antimafia, nel corso della tappa conclusiva del viaggio "Legalità: una svolta per tutte", che si è svolta oggi (19 febbraio) a Roma. "Un'azienda sottratta alla mafia - ha spiegato -, prima di tornare sul mercato, ha bisogno di alcuni investimenti: nessuno compra un'azienda mafiosa e legata ad un sistema inquinato. Se togliamo un'azienda dalle mani della mafia, dunque, poi ci dobbiamo investire"

Il governo, a suo giudizio, "deve individuare una serie di investimenti per le imprese confiscate che riguardano lavoro, investimenti, legislazione di vantaggio senza incorrere in sanzioni e regole del mercato. Una fase di 'accompagnamento' è indispensabile. In questa fase va stabilito un rapporto virtuoso tra tutti i soggetti coinvolti e con il mondo sindacale. Dobbiamo fare corsi di formazione insieme con sindacati e amministratori giudiziari: in alcuni casi questi parlano linguaggi diversi e non si capiscono".

Bindi ha quindi aggiunto: "Il sindacato non può essere ritenuto utile solo perché siede a un tavolo per rinnovare un contratto, in un paese come l'Italia. Questo viaggio è la dimostrazione che c'è una funzione sociale, politica ed economica, c'è un'organizzazione che sa fare proposte e si assume delle responsabilità".

Tornando sulla corruzione, ha chiuso: "Subito dopo aver ringraziato il procuratore Pignatone per il suo lavoro, spesso mi chiedo: perché c'è bisogno di un procuratore? Quanti danni sono stati fatti e chi li risarcisce? Nella corruzione della pubblica amministrazione, il danno maggiore è rovinare un rapporto di comunità, portare gli uni a non fidarsi più degli altri. Come ha detto il presidente Mattarella, la pubblica amministrazione è uno specchio in cui tutti si dovrebbero riconoscere: per questo ogni delegittimazione del pubblico è un colpo enorme alla nostra possibilità di ripartire".