L'attuale presenza dei settori chimico, tessile, energia e manifatture nel Meridione d'Italia è formata da oltre 180 mila addetti, 26 mila imprese e un fatturato aggregato di 57 miliardi di euro. Con questi numeri, esclusa la componente energia e acqua, il “perimetro” Filctem Cgil rappresenta nell’economia manifatturiera del Mezzogiorno il 26% dell’occupazione, il 38% del fatturato ed il 23% delle imprese.

E allora affrontare il tema del Mezzogiorno nella prospettiva di contribuire all'elaborazione  di un piano industriale che sia in grado di rilanciare sviluppo e occupazione in un territorio che, è noto, continua ad accumulare un ritardo nel suo posizionamento competitivo, non può che partire dalla ottimizzazione dell'utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020 (ben 56 miliardi di euro) che vuol dire superare la frammentazione degli interventi, aumentare il coordinamento tra le diverse azioni e programmi nazionali e regionali scegliendo priorità di intervento, riducendo tempi di attuazione anche attraverso azioni di semplificazione burocratico-amministrativa, combattendo senza tregua la criminalità che influenza e frena l'iniziativa imprenditoriale.

Una politica industriale che vuole accelerare lo sviluppo deve puntare il dito sulle infrastrutture e  sulle  reti, materiali e immateriali: nel nostro caso,  alle interconnessioni del sistema elettrico e del gas. Fare sviluppo e occupazione, soprattutto giovanile, significa anche sostenere l'imprenditorialità meridionale (credito di imposta, contratti di programma, contratti di sviluppo e di rete), che potrebbe arricchirsi con la creazione di Zes (Zone economiche speciali) da utilizzare in aree particolarmente depresse.

RICERCA E “START UP” INNOVATIVE, IL PROTAGONISMO DELLE GRANDI IMPRESE, IL MADE IN ITALY

Centrale il rapporto con i Centri di ricerca e il connubio con le “start up” innovative, vero e proprio sostegno all'imprenditoria giovanile, con una politica di incentivi all'assunzione e di riduzione strutturale del cuneo fiscale e contributivo e riaprendo il canale del credito potenziando il sistema di garanzie e gli strumenti di finanza innovativa (private equity e venture capital). Fattore determinante dell'impegno per il Sud il protagonismo e la partecipazione delle grandi imprese pubbliche e private: rilancio Centro di ricerche Enel di Brindisi, rafforzamento in Puglia della Cassa Depositi e Prestiti negli investimenti per l'acqua, gli investimenti nella produzione di energia per accelerare lo sviluppo del gas (Eni, Enel e Terna su tutte), la difesa del petrolchimico in Sicilia la cui importanza riguarda il grado di connessione con tutti gli altri settori industriali. Riportare al centro dell'agenda politica le micro e piccole aziende, il distretto, il made in Italy: tre dimensioni dell'economia che, per continuare ad essere punti di forza dello sviluppo, devono trovare nella politica industriale risposte mirate sia in termini di tutele che di valorizzazione internazionale e rinnovamento strategico nella direzione 4.0.

IL RUOLO DETERMINANTE DELLE INFRASTRUTTURE ENERGETICHE E DEL SISTEMA IDRICO

Un ruolo essenziale che richiede l'estensione delle interconnessioni ma anche – oltre all'approvvigionamento di gas e petrolio – di energie rinnovabili destinate ai mercati europei e nazionali (Piano Solare Mediterraneo). Questa trasformazione, già in atto, richiede uno “scatto in più” del ruolo di Eni ed Enel, già fortemente insediate nel Mezzogiorno. Lo stesso riordino delle aziende pubbliche locali (soprattutto nell'idrico e nella distribuzione gas) deve consentire l'aggregazione delle gestioni per sviluppare una politica industriale e gli investimenti necessari a migliorare il servizio.

Costo dell'energia

Occorre una politica attiva del Governo e delle Regioni per avere forniture energetiche a costi più contenuti, utilizzando sul territorio produzioni a basso costo (fonti rinnovabili nelle ore “di picco”) per determinare condizioni di competitività economica: ciò può essere favorito anche da forme di accordi bilaterali tra produttori e consumatore industriali. Necessario senz'altro un utilizzo più virtuoso delle “royalties” che le Regioni interessate (solo in Basilicata danno un gettito annuo  di 100 milioni) possono destinare allo sviluppo infrastrutturale, alle rinnovabili, all'efficienza energetica e all'innovazione tecnologica delle imprese.

Elettricità

Indispensabile un alto grado di cooperazione tra i grandi gruppi energetici (Eni, Enel, Terna) per favorire lo sviluppo delle filiere rinnovabili nazionali con un più elevato tasso occupazionale (bioenergie, geotermia, solare termodinamico), avviando il riutilizzo dei siti energetici in via di dismissione e l'ammodernamento dei sistemi generativi più datati, in particolare per le turbine eoliche, con nuovi macchinari tecnologicamente più avanzati.

Sulle frequenti interruzioni elettriche poi, che continuano a manifestarsi nel Sud, per la Filctem Cgil non c'è alcun dubbio: l'Enel deve adottare un piano di investimenti aggiuntivo per le reti di distribuzione affinchè si eliminino gli elementi di arretratezza strutturale che ostacolano lo sviluppo delle attività produttive e la corretta gestione della fornitura. A questo proposito lo sviluppo delle reti intelligenti (smart grids) può significativamente incidere sulla riduzione delle perdite e sui costi di distribuzione. Un numero consistente di grandi centrali termoelettriche hanno cessato la produzione (Brindisi Nord e Rossano Calabro; programmata anche la chiusura di S. Filippo del Mela, a Messina). Per la Filctem Cgil è necessario favorire la loro riconversione in aree di nuovo sviluppo energetico: i siti dismessi – ecco la proposta – potrebbero consentire la valorizzazione bioenergetica di rifiuti e di scarti agroalimentari per utilizzare biomasse liquide e solide per la produzione di biogas.

Il sistema gas

Resta fondamentale nel Sud investire per completare le opere di metanizzazione proprio per estendere la distribuzione e il servizio alle aree urbane non ancora connesse. Al contempo occorre intervenire per ammodernare gli impianti esistenti anche con la digitalizzazione delle reti e l'installazione dei contatori intelligenti. Nonostante la già avvenuta cancellazione dei programmi di Brindisi, Porto Empedocle e Priolo, i rigassificatori e l'avvio dei lavori del Tap (l'infrastruttura che aprirà il corridoio Sud del gas trasportando metano in Europa dall'Azerbaijan, n.d.r.) restano importanti  per  accrescere la sicurezza energetica nella fase di transizione, con effetti positivi sui prezzi.

Le raffinerie

Grazie al periodo favorevole dei prezzi del petrolio, occorre rilanciare gli investimenti per aumentare il tasso di connessione degli impianti, così come si prevede per le raffinerie di Taranto e Milazzo. Anche per il petrolchimico di Brindisi è necessario un investimento per garantire l'approvvigionamento della materia prima (cracking): secondo la Filctem-Cgil la soluzione naturale sarebbe il collegamento pipeline Brindisi- raffineria di Taranto. In tutti i casi non sfugge alla Filctem che occorrerà produrre carburanti più puliti per avere meno emissioni e margini di raffinazione più elevati, scegliendo l'innovazione di prodotto e di processo. In questa direzione la Filctem avanza una proposta: attivare con decisione la scelta dell'idrogeno e del biometano, dando esecutività ai progetti di bioraffinazione previsti - ad esempio, per l'impianto di Gela -  che consentiranno una drastica riduzione delle emissioni in atmosfera.

Il servizio idrico

Il 20% della popolazione meridionale non risulta allacciata alla rete fognaria, mentre il sistema depurativo resta deficitario: solo 3 regioni su 8 hanno superato il target fissato nel 2013 che prevede per le regioni meridionali il 70% degli abitanti equivalemnti serviti da impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Il livello medio di dispersione idrica nel Mezzogiorno eè del 38% (in Italia è del 32%): un ritardo da colmare! Inevitabile che il sistema idrico del Mezzogiorno debba acquisire una capacità industriale per dare efficienza di gestione a ciclo integrato delle acque. Nel Sud  sono necessarie aggregazioni delle gestioni pubbliche del servizio idrico con una dimensione regionale per realizzare una maggiore efficienza nel servizio ed economie di scala, al pari di quelle esistenti nelle multiutility del Centro-Nord. In questo senso, per realizzare una gestione integrata della risorsa, la Filctem propone di realizzare un programma di connessione tra le reti idriche meridionali (bacini di raccolta, acquedotti e canali di irrigazione) introducendo tecnologie intelligenti per la gestione delle reti, sul modello di quelle elettriche.

Sintesi del Rapporto a cura della Comunicazione Filctem Cgil - settembre 2016