La classifica che qui pubblichiamo è andata in onda nella puntata del 30 dicembre 2015 di Daltrocanto su RadioArticolo1 (ascolta il podcast)


 

10. Resistenza - Neffa 
«Certo non è una canzone d’amore, ma è una canzone sociale: ci hanno messo in un angolo, ci hanno ammorbato di cattiveria, di competizione, ci hanno tolto il lavoro, la lettura, gli italiani non prendono un libro in mano, non votano, non si è parlato de “La grande bellezza” finché non ha vinto l’Oscar. Ma in un angolo noi resistiamo».

09. Non ho che te - Ligabue
«Parlo di una persona che viene licenziata e della crisi che questo comporta, che non è solo una crisi economica ma è soprattutto una crisi d’identità. L’arrangiamento musicale e la scrittura sono vagamente folk, ma il suono è fra il rock e il punk. Una volta che abbiamo saputo che avremmo suonato al Whisky a go go di Los Angeles e che il giorno dopo lo studio dei Foo Fighters sarebbe stato a disposizione, abbiamo deciso di registrarlo lì, in un pomeriggio. Lo studio ha ancora il mixer con cui i Nirvana hanno registrato Nevermind e lì Tom Petty ha registrato un sacco di album. Insomma, è un mixer storico».

08. Senza un lavoro fisso - Fabio Santini
Non avere un lavoro fisso può spegnere sul nascere un amore, ma anche mandare in crisi una coppia consolidata. Fabio, dopo avere provato tutti i lavori precari, decide di giocare il jolly: tenterà la sorte con i numeri avuti in sogno dal bisnonno.

07. Dignità - Francesco De Gregori 
"Tradurre Dylan è stata una grande avventura in tutti i sensi e credo che non avrei mai potuto nemmeno pensare a un progetto del genere se non avessi amato da sempre il suo straordinario repertorio e il suo incredibile talento". A sorpresa c'è anche Dignity, canzone non famosissima di Dylan: fino a che punto siamo disposti ad accettare compromessi pur di lavorare?

06. Call Center - Kutso
“Alcuni dei nostri brani sono figli della difficoltà tutta italiana di portare avanti un'idea. Da quando ho memoria sento intorno a me gente che si lamenta di non avere opportunità. L'unico modo per contrastare questa situazione, però, è perseverare. Noi facciamo così”.

05. Nara - Bobo Rondelli 
Nelle parole del figlio, la vita di una donna operaia degli anni Settanta. Il sottoproletariato. La lotta contro il padrone maschilista in fabbrica. La foto sul giornale che le dà speranza.

04. U chiamunu travagghiu - Cesare Basile
Uomini per supplicare vestiti bene / percossi e resi sottili come il lino / ridotti a mussolina / fiori di pelle / uomini per supplicare davanti ai cancelli / lo chiamano lavoro / cercarsi un padrone / il senno che fa male / la carità / intrecciare la frusta che cuce la tua camicia e aizza la paura / lo chiamano lavoro / dono e dovere / dono che succhia l’anima / dovere vile / lo chiamano lavoro / e tutto ciò che distribuisce / se lo riprende con insistenza da una notte all’altra.

03. Dargen D’Amico - La mia generazione 
Abbiamo lavori che durano un weekend / Abbiamo amori che durano un weekend / E weekend che durano una vita / Pusher avidi e incubi senza una via d'uscita / Pasticche sommergibili e navicelle / Per andare a mettere ordine tra le stelle / È finito il tempo per parlare / La mia generazione non ha futuro / Ma ha ancora voglia di ballare / Quindi sposta i mobili contro il muro

02. Lavorare stanca - Il Teatro degli Orrori
«Lavorare stanca è una canzone sulla mancanza di senso del lavoro – spiega Pierpaolo Capovilla –, sulla violenza che il lavoro rappresenta nella vita delle persone, costrette a spenderla in fabbrica, in ufficio o alla cassa di un supermercato pur di arrivare alla fine del mese 'senza troppi terremoti’, direbbe Pasolini.

01. La vita nuova - Dimartino
Torna per le feste Vincenzo, “figlio della nuova Europa”, con la ragazza bionda, e mostra orgoglioso il suo nuovo accento. Torna e non se ne va più via.