“Positivo l'avvio della sperimentazione sull'assegno di ricollocazione, forse la principale misura di politica attiva individuata nel Jobs Act, ma esprimiamo alcune preoccupazioni: dal futuro delle politiche attive alla poca chiarezza sulle linee di indirizzo di Anpal e alla situazione di precarietà di migliaia di lavoratori dei centri per l'impiego, Anpal servizi e Inapp”. È quanto dichiarato dalla segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.

Secondo la dirigente sindacale “le politiche attive non hanno vita lunga se non sono accompagnate da politiche di sviluppo nazionali e territoriali capaci di attrarre e generare nuovi investimenti e, di conseguenza, nuove opportunità occupazionali. Anche il ruolo delle azioni formative sarà determinante per riattivare e sviluppare nuove competenze”.

Scacchetti denuncia “la poca chiarezza in merito alle responsabilità e alla titolarità della costruzione di un quadro di scelte nazionali condivise, a partire dalla definizione delle linee di indirizzo che devono determinare i livelli di prestazione universalmente riconosciuti. Le Regioni, alla luce degli esiti del referendum costituzionale, hanno mantenuto la competenza sulla strumentazione dell’organizzazione del mercato del lavoro”. La segretaria confederale sottolinea che “molte cose devono ancora essere definite anche in merito all’assegno di ricollocazione (profilazione, accreditamento, offerta congrua), scelte che devono essere prese con il consenso delle Regioni oltre che con il coinvolgimento dei sindacati”.

Infine, Scacchetti si sofferma sui precari. “La credibilità del sistema di Anpal – sostiene – ha come presupposto la soluzione del tema della precarietà che riguarda la maggior parte dei lavoratori dei Cpi, di Anpal servizi e di Inapp. Lavoratori che garantiscono un servizio sempre più centrale per le politiche future e che, in quanto tale, non può essere soggetto a una continua condizione di incertezza lavorativa e professionale”.

“Ribadiamo, quindi la positività della sperimentazione e – conclude Scacchetti – chiediamo al ministro Poletti un maggior confronto con le parti sociali per dare soluzione alle tante questioni ancora aperte che, se non affrontate, rischiano di determinare risposte insufficienti”.